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“Se decidi di non abortire ti diamo cinque mila euro”. Bufera sulla decisione della giunta regionale costretta a ritirare la delibera
L'assessore regionale al welfare Rosa Barone (M5S)

“Se decidi di non abortire ti diamo cinque mila euro”. Bufera sulla decisione della giunta regionale costretta a ritirare la delibera

Il provvedimento proposto dall’Assessora al welfare del M5S Rosa Barone. La dichiarazione della segretararia di Conversano Bene Comune Chiara Candela

Conversano – “Cinquemila euro, tanto vale la vita di un discendente delle apule genti, tanto pensa la giunta regionale pugliese che basti a una donna (e a un uomo accanto a lei spero) per decidere di non abortire – dichiara la segretaria di Conversano Bene Comune Chiara Candela -  non una rete di servizi che le consentano di lavorare e insieme garantire il giusto accudimento a suo figlio nelle varie fasi di vita, non una scuola accessibile e accogliente nelle diverse fasce orarie della giornata… no in Puglia bastano 5000 euro per far contento il governo e scongiurare la sostituzione etnica. Grazie a Rete delle donne costituenti e La Giusta Causa per aver denunciato questa ennesima imbarazzante e grave cavolata istituzionale”.
Ma cosa è successo? La giunta regionale, su proposta dell’assessora al welfare Rosa Barone (M5S), ha approvato una delibera con un allegato riguardante “le linee di indirizzo per l’attuazione della misura sperimentale Interventi di tutela della donna in gravidanza in situazione di difficoltà”. Alle premesse, riguardanti il riferimento alla famosa legge 194/78 (legge sull’aborto), fa seguito il punto che ha fatto insorgere associazioni femministe, comitati, organizzazioni politiche e sociali, donne e uomini delle professioni e della politica e, dulcis in fundo, addirittura quegli assessori della giunta regionale che la delibera l’hanno approvata. Si tratta di una misura introdotta in via sperimentale nelle sole città capoluogo in Puglia e che definisce un protocollo di accoglienza e di interventi riservato a donne che si rivolgano ai servizi per richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza e che, essendo in condizioni di specifica fragilità economica e psicologica, vengono seguite dai servizi con un contributo economico e un sostegno psicologico per arrivare a decidere di portare avanti la gravidanza.

Il provvedimento è stato considerato da tutti (tranne che dalla Lega di Salvini da sempre vicina al Movimento Pro Vita di cui sono espressione ben due ministri leghisti), fortemente lesivo della dignità delle donne e della loro libertà di scegliere, ma anche grave per la leggerezza con cui si riduce il complesso delle politiche che una Regione può e deve mettere in campo per sostenere la natalità  a un piccolo contributo economico una tantum e ad una schedatura con dati ultrasensibili maneggiati da personale non qualificato.

“In una Regione che in 10 anni ha perso 150.000 residenti, la stragrande maggioranza dei quali giovani e giovanissimi, in cerca di lavoro o di migliori opportunità di formazione altrove in Italia ed in Europa - evidenzia Chiara Candelapensare di contrastare la denatalità da cui la Puglia è afflitta, prendendosela con le donne che per le ragioni più diverse sono costrette ad abortire, e quel che è peggio pensando di poter monetizzare la loro dignità  comprando la rinuncia all’aborto con un contributo una tantum di 5000 euro, denota la miopia e l’insipienza di chi il settore delle politiche sociali e sanitarie lo dovrebbe governare con una capacità di visione e lungimiranza ben diversa”.

Negli stessi giorni, peraltro, a livello nazionale l’AIFA ha reso gratuita in tutta Italia la pillola anticoncezionale e molte Regioni stanno facendo uno sforzo notevole per potenziare gli organici dei consultori e degli ambulatori ginecologici che ancora vedono una netta prevalenza di medici obiettori. Proprio perchè è chiara e consolidata l’evidenza per cui il controllo delle nascite e il diritto di poter abortire, se in condizioni di necessità, non ha nulla a che vedere con le politiche di sostegno della natalità che guardano soprattutto ai servizi dell’istruzione, ai servizi di conciliazione, agli asili nido accessibili gratuitamente come il primo e secondo ciclo di studi, al tempo pieno più diffuso e alle politiche fiscali di favore per le famiglie con figli minori.

Adesso toccherà alla Giunta guidata da Michele Emiliano declinare in forma moderna ed efficace le politiche regionali per la natalità, speriamo senza fare nuovi assist a quelle forze di destra che, dove governano le Regioni, peraltro, non si sognerebbero mai di adottare un simile provvedimento.

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