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Ciliegie ad 1 euro a Conversano e a 16 euro a Milano, la responsabilità è solo dei commercianti?

Ciliegie ad 1 euro a Conversano e a 16 euro a Milano, la responsabilità è solo dei commercianti?

In queste ore sono coincise due notizie riguardanti l’oro rosso conversanese e del sud est barese. La prima è che a Conversano i prezzi di mercato sono franati fino a raggiungere i 3,50 euro al chilo, l’altra che in alcuni supermercati milanesi le ciliegie (anche quelle di pessima qualità che in Puglia raggiungono il prezzo di 1 euro) si vendono a 16,00 euro al chilo.
A Conversano, patria della ciliegia “ferrovia” che stenta ad affermarsi per la sua unicità e tipicità, le associazioni di categoria si sono affrettate a recarsi in Municipio a colloquio con il sindaco per lamentare il crollo dei prezzi. Un esercizio retorico e inutile che si ripete annualmente e che “lava le coscienze” di coloro che dovrebbero essere attivi su ben altri fronti e non solo durante i giorni di raccolta e mercato. Se le associazioni di categoria manifestano la loro debolezza, i sindacati sono completamente assenti. Come se tutto ciò che succede in questo periodo da decenni non interessi nessuno di loro.
Eppure a patire leggi di mercato inique, ingiuste e ben orchestrate da chi sa muoversi con dovizia di particolari e attenzioni, sono i produttori. E sono i nostri agricoltori oppure coloro che notoriamente a Conversano, pur avendo altro lavoro, creano un’economia sana basata sulla produzione di ciliegie. Non c’è un solo negoziante in città che non presti attenzione all’andamento della campagna di ciliegie e su quella riesce a prevedere quale sarà il proprio volume di affari durante l’anno. Un legame stretto, quindi, tra campagna cerasicola ed economia del paese. Ma la legge di mercato, per come in questo momento è costruita, mette di fronte due attori: da una parte i commercianti che acquistano il prodotto, dall’altro agricoltori e produttori che lo vendono.
La lotta è impari, i commercianti vincono in maniera schiacciante avendo dalla propria una caratteristica fondamentale: sono gli unici protagonisti perché controllano rispettivamente il prodotto acquistato senza alcuna concorrenza e nemmeno quella tra loro, la trasformazione del prodotto, il packaging, la spedizione e le modalità di trasporto, l’interlocuzione con i buyer internazionali, i rapporti internazionali e la capacità di piazzare il prodotto nella GDO (la Grande Distribuzione Organizzata).
E’ facile immaginare quanto tutto ciò rappresenti una lotta tra Davide e Golia. Ma dove sono le responsabilità? O, meglio, siamo così sicuri che la responsabilità del mercato delle ciliegie sia solo in capo a chi detiene in questo momento un potere contrattuale spropositato? Oppure bisognerebbe fare valutazioni finalmente diverse e cercare di riequilibrare il rapporto tra commercianti e produttori? E che fare per riportare il mercato in una posizione di equilibrio?
Noi siamo certi di una cosa: le associazioni di categoria e i sindacati, che dovrebbero essere l’avamposto per un mercato virtuoso ed equo devono darsi una mossa. Non basta, e non può più bastare rivendicare per la verità molto timidamente prezzi diversi e poi sparire per un anno in attesa della campagna cerasicola successiva. Occorre intraprendere un’iniziativa che metta insieme i produttori per farli diventare interlocutore forte nei confronti del quale i commercianti, o il commerciante che li rappresenta tutti, cominceranno a percepire di avere di fronte un concorrente sul mercato e non migliaia di produttori indifesi (tranne qualche rara eccezione). Le f0rme giuridiche per mettere insieme i produttori sono tante, a cominciare dai consorzi e le cooperative senza abbandonarsi alla retorica ormai in uso che vuole queste aggregazioni fallimentari nel nostro sud. Anche in città abbiamo un enorme potenziale di capitale umano e competenze tali da poter impostare un lavoro che ha bisogno di tempo ma non è più procrastinabile. Tutte le sigle dei rappresentanti di agricoltori e produttori facciano uno sforzo comune e, subito dopo la campagna cerasicola 2021, si organizzi chiedendo anche all’amministrazione comunale di fare il suo dovere che sicuramente anche questa amministrazione non farà mancare.
Se anche dopo ciò che sta succedendo in questi giorni sulla stampa nazionale (dove si parla di prodotto che in Puglia viene venduto ad 1 euro al chilo e arriva sulle bancarelle di alcuni supermercati milanesi e viene venduto a 16 euro) nessuno nella nostra città sarà in grado di prendere in mano la situazione e trasformare questo problema in una grandissima opportunità creando aggregazioni formali tra produttori che parta dalla formazione per arrivare alla commercializzazione e all’Ufficio Esteri, il futuro è destinato ad essere sempre più drammatico. Le scene di produttori che vengono invitati “gentilmente” a riportare indietro il prodotto perché non gradito ad alcuni commercianti, rappresentano una delle più impietose mortificazioni che una persona possa subire accanto al suo prodotto identitario, in questo caso la ciliegia. E’ tempo di svegliarsi e abbandonare il lamento e la rassegnazione. Se per le associazioni di categoria e sindacati non è più il tempo di lotte e scioperi, diventi quello dei fatti e della sfida alzando l’asticella. Altrimenti la ciliegia, che per decenni ha rappresentato la nostra identità, sarà difficile che riusciranno a vederla e “gustarla” coloro che vengono subito dopo le nostre generazioni.

 

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