Le stelle cadenti, il volo fragile delle farfalle, l’apparire ad altezze mesosferiche delle nubi nottilucenti, l’ostinata fioritura delle gemme. Seppure conosciamo le spiegazioni scientifiche dei fenomeni a cui assistiamo, quando ne facciamo esperienza diretta, quelle indicazioni non sembrano esaurirne il significato, piuttosto ne aumentano il mistero. Sempre rimane qualcosa di inaccessibile (Federico Pace)
Questo mese di agosto, ci sta regalando due fenomeni atmosferici rilevanti: le cosiddette stelle cadenti, che sono apparse in cielo attorno al giorno 10, e il fenomeno della superluna, che nella notte del 19 ci farà (sto scrivendo in questa data) vedere il nostro satellite – nubi permettendo – con una grandezza superiore del 6% rispetto al suo solito, a causa della maggiore vicinanza alla Terra.
Di tali bei fenomeni la scienza è stata ormai in gradi di dire quasi tutto, grazie – tra le altre cose – alle leggi di Keplero ed ai precedenti studi geometrici sulle coniche, che risalgono addirittura al matematico e astronomo greco Apollonio, vissuto più di duemila anni fa.
Eppure non solo l’aver saputo così tante cose non ha affatto diminuito quel senso di meraviglia quale accompagna l’uomo di fronte al creato, sin dalla notte dei tempi, ma lo lascia intatto.
Lo scrittore Federico Pace, nella profonda riflessione su riportata, arriva addirittura ad affermare che il significato di questi fenomeni non diminuisce man mano che ne comprendiamo i meccanismi più reconditi. Al contempo, però, ne aumenterà il mistero, a dirci che la strada della conoscenza non avrà mai fine.
E in fondo, che rimanga sempre qualcosa a noi inaccessibile non è un fatto negativo, perché non solo ciò impedirà la nascita di un annoiato superuomo, ma renderà sempre vivo il piacere della scoperta.