Poco più di un paio di mesi fa un noto quotidiano nazionale ha emesso un’edizione speciale del fortunato best-seller mondiale “La canzone di Achille” di Madeline Miller, a una dozzina di anni dalla sua prima uscita.
Se Italo Calvino ebbe a dire che i classici sono quei libri che hanno sempre qualcosa da dire, c’è da dire che per i miti questo è vero a maggior ragione. Noi occidentali siamo permeati dalla mitologia greca. E questo spiega il grande successo che figure come quella di Achille continuano a riscuotere nella nostra cultura, comprese le nuove generazioni.
Il bello è che attraverso le parole di personaggi mitologici si possono esprimere considerazioni che calzano perfettamente nei tempi attuali.
È il caso della frase di apertura, che racchiude in una sintesi perfetta tanti mali che si celano dietro il considerarsi in modo divisivo parte di una nazione, allorquando arriviamo a reputare diverso da noi il cosiddetto straniero, considerandolo con avversità e il più delle volte sminuendone il valore, trasformando talvolta la persona in un numero o in un oggetto informe.
Gran parte dei conflitti che affliggono il mondo sono conseguenza di questo modo di pensare.
Andrebbe cambiato, poco a poco, e, piuttosto che erigere muri e abbattere i ponti si dovrebbe fare esattamente il contrario. Aprendosi così al confronto, in ossequio alla nota esclamazione francese “Vive la difference!”.