Una stele in piazzetta “De Gasperi” per non dimenticare i nostri cittadini morti per covid e l’abnegazione dei sanitari

Il quinto anniversario dell’entrata dell’Italia in lockdown è stata l’occasione per inaugurare a Conversano una stele in onore degli operatori sanitari e dei morti per Covid. Il nove marzo di cinque anni fa per noi italiani è stato un “undici settembre”. Tutti ricordiamo dove eravamo quando il primo ministro di allora, Giuseppe Conte, comunicò di aver applicato in Italia le misure restrittive. Da quel giorno e per circa tre mesi strade vuote, scuole chiuse, niente feste, matrimoni ed anche funerali. Al loro posto didattica a distanza, benedizione delle salme al cimitero e tutti incollati la sera davanti al televisore per ascoltare il bollettino della protezione civile. Davvero un brutto periodo di cui ci portiamo dietro ancora i segni, basti pensare all’aumento dei problemi di natura psicologica dei nostri ragazzi.

La stele che il comitato spontaneo ha fatto realizzare nella piazzetta “A. De Gasperi”, nei pressi del nostro ex ospedale, ci ricorda che Conversano non è stata immune a quella tragedia e che nei circa duecentosedicimila decessi che il covid ha provocato in Italia, in maniera diretta ed indiretta, ci sono anche nostri concittadini.

Quelle morti, in alcuni casi improvvise e inaspettate, hanno portato la disperazione di vedersi riconsegnare il proprio congiunto in un sacco di cellophane azzurro e doverlo seppellire senza un funerale, ma con la sola benedizione della salma.

Conversano, inoltre, ha dato un notevole contributo anche con i suoi operatori sanitari, impegnati nella lotta al contrasto e alla diffusione del virus.

Io stesso ho fatto parte di un’equipe di laboratorio che si è occupata, per tutto il periodo del lockdown, di analizzare i tamponi delle persone ricoverate. Ricordo benissimo quando il mio dirigente ci comunicò che il nostro ente avrebbe dovuto occuparsi di covid e ricordo, ancora meglio, la mia e nostra disponibilità immediata. Il nostro Paese aveva bisogno d’aiuto e nessuno di noi poteva tirarsi indietro. Certo noi non dovevamo interfacciarci con i pazienti e con i loro congiunti. Ma nonostante indossavamo con perizia i dispositivi di protezione individuale, viaggiavamo sempre in compagnia della paura.

A cinque anni esatti da quel momento così angosciante, molte delle persone chiamate “angeli” per alcuni sono diventati gli untori o i privilegiati perché gli è stato concesso un riconoscimento economico.

Oggi i cosiddetti no-vax continuano a parlare di “scienza al servizio del potere” e di “losche trame per dimezzare la popolazione anche grazie all’inoculazione di un vaccino definito satanico”.

Non è vietato mettere un freno alla fantasia e almeno, comunque, bisognerebbe avere rispetto per tutti coloro che non ci sono più.

Oggi nel 2025, dopo cinque anni da quell’inferno, siamo una nazione anzi un pianeta che almeno da quell’esperienza ha tratto una lezione. E non c’è giorno che i media parlino di nuovi agenti patogeni con la conseguente azione immediata di prevenzione degli organismi scientifici e sanitari.

Oggi, 9 marzo 2025, la nostra città ‘Conversano’ ha voluto dedicare una stele alle sue vittime del covid e ai suoi operatori sanitari che come tante altre migliaia non si sono mai risparmiati. Per non dimenticare soprattutto la capacità dimostrata in quelle circostanze di essere uniti, così come giustamente è stato rimarcato durante la cerimonia di inaugurazione.

Quando ognuno di noi passerà da piazzetta “A. De Gasperi”, nei pressi dell’ex ospedale F. Iaia, non potrà che ricordare quei momenti in cui la paura è stata vinta con la solidarietà e la voglia di essere uniti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *