Al momento della firma tra Meloni ed Emiliano mancavano solo luminarie, orecchiette e panzerotti serviti da Fitto

In Puglia, ormai, ogni occasione o appuntamento diventa un evento con relativa spettacolarizzazione di cose anche fin troppo serie. Ieri, venerdì 29 novembre, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha calcato la terra pugliese per la firma relativa al trasferimento di 6 miliardi di euro alla Puglia. Si tratta del fondo di sviluppo e coesione che permetterà ai nostri territori di innovare le imprese, realizzare infrastrutture e procedere con le transizioni: digitale ed ecologica. Cose fondamentali che avevano bisogno di un profilo istituzionale e non della spettacolarizzazione e del conto alla rovescia che in Puglia si è fatto in questi ultimi due anni. Con continui tira e molla, rinvii, sgambetti e ripicche che hanno visto protagonista l’ormai ex ministro Fitto, il pugliese Fitto, e il governatore Emiliano.

Una trattativa infinita che ha avuto fasi intermedie sempre con gli stessi protagonisti. A cominciare dalla vicenda dei Giochi del Mediterraneo dove Fitto ha preteso, e alla fine l’ha spuntata, l’azzeramento di tutto il management che era al lavoro e l’ha sostituito con i suoi uomini.

Ma la firma del 29 novembre è anche figlia di ciò che è successo a Bruxelles, con la nomina di Fitto a vicepresidente della commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Fino a quando quella nomina non è passata, con i voti di alcuni eurodeputati del PD Antonio Decaro compreso, di firme per il fondo di sviluppo e coesione non se ne parlava. Non appena a Bruxelles è passata la nomina di Fitto, non senza incidenti politici, tutto si è sbloccato e la Puglia ha ricevuto, ultima delle regioni, la quota che le spettava di diritto e non certo un favore dal governo Meloni.

In questa vicenda c’è tutto il significato del nuovo corso della politica: la spettacolarizzazione dell’evento (simile a quando alcuni amministratori pubblici inaugurano spazi esistenti da decenni solo per aver cambiato qualche lampada per l’illuminazione); l’annullamento delle differenze politiche che sfociano nell’accordo tra persone, se pur con ruoli istituzionali, e non tra enti; le contraddizioni che vedono partiti in Italia oppositori del governo e in Europa improbabili alleati.

Ciò che è successo con la nomina di Fitto in commissione a Bruxelles, dopo che Fratelli d’Italia aveva votato contro il “governo europeo” e contro la nomina di Ursula von der Leyen, appartiene all’ammuina che da qualche tempo vede il disconoscimento della coerenza quale valore assoluto in politica. Sembra che sia il momento della confusione che sta determinando il disaffezionamento di chi ormai non si reca a votare perché percepisce assoluta incoerenza nei comportamenti.

L’evento di Bari, consumatosi il 29 novembre nella sede del Consiglio Regionale alla presenza di Giorgia Meloni, Michele Emiliano, Raffaele Fitto e tutti i deputati della Puglia, è bene che si sappia: rappresenta solo un atto dovuto alla nostra terra. La spettacolarizzazione dell’evento, con tanto di diretta tv, è un orpello che in Puglia ormai si usa da qualche anno: dai matrimoni ai fuochi d’artificio di mezzanotte dei neo-diciottenni con lo “stappo”, dalle feste patronali alla necessità di mettere fuori focaccia e birra ad ogni utile occasione, dalle orecchiette di Bari vecchia ai fuochi d’artificio che anziché rivolti ai neo-diciottenni annunciano l’arrivo nelle grandi città di partite di droga.

Siamo diventati un popolo che ha bisogno di divertirsi anche quando ci sarebbe solo da firmare un protocollo, e fare presto, per traferire risorse economiche che spettano di diritto alla Puglia, come in questo caso. E come Emiliano ha giustamente rivendicato da tempo.

Quella di ieri, 29 novembre, ha rappresentato una pagina eccezionale per un fatto ordinario e giunto con due anni di ritardo: quelli che sono serviti non per organizzare i festeggiamenti ma per fare sgambetti ai propri avversari politici o, al contrario, quelli che i più ritengono avversari ma che, molto spesso, esauriscono la propria funzione sui giornali per dedicarsi, in privato, ad accordi improbabili.

La firma di Bari per i sei miliardi alla Puglia è partita da Bruxelles. Da un accordo, quello sul voto ad un italiano (Fitto) da parte anche di uno spicchio di sinistra (PD), di cui nessuno è riuscito a comprendere la valenza politica. Questa volta è stato il calcio a fare da scuola. Infatti il più delle volte si usa dire: sono tifoso della Iuve, per esempio, ma quando gioca l’inter in Europa, per esempio, faccio il tifo per l’Inter. E chi ci crede?

E’ ciò che è successo in tutta questa vicenda che conserva comunque intatta la mole di denaro che sarà riversato sulla Puglia. La speranza è che se ne faccia buon uso, per supportare le imprese, l’occupazione e realizzare infrastrutture fondamentali per il nostro territorio.

E’ inutile ricordare che dalla nostra Conversano, ma anche da Rutigliano, Noicattaro, Capurso, Triggiano non passa un treno da più di cinque anni. Ci piacerebbe vedere l’evento di inaugurazione dei lavori di interramento dei binari. Saremmo pronti anche noi a servire focaccia, panzerotti e birra.  

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