La vita per un allenatore, si sa, è molto precaria e legata, quasi sempre, ai risultati e qualche volta agli umori della piazza. Ogni tanto i cambi di allenatore vengono definiti storici perchè allenatori di squadre di provincia vengono chiamati ad allenare squadre blasonate. Nel calcio abbiamo l’esempio di Arrigo Sacchi passato dal Parma al Milan e, recentemente, il passaggio di Maresca che nella prossima stagione allenerá il Chelsea, dopo aver allenato nella passata stagione il Leicester in premiership, la serie B inglese.
Anche la pallamano quest’anno ci ha consegnato un cambio di panchina definito dallo stesso protagonista “un fulmine a ciel sereno”. Stiamo parlando di Domenico Iaia, figura storica della pallamano conversanese, che dopo aver allenato il Noci nelle serie A Bronze è stato scelto dalla dirigenza dello Junior Fasano per allenare la squadra campione d’Italia.
Il suo passaggio dalla squadra della pallamano Noci, che milita nella serie A Bronze ai campioni d’Italia dello Junior Fasano non ha avuto il giusto tributo. Per altri sport, vedi calcio, si sarebbero spese pagine intere di giornali. È soddisfatto di avere dedicato il suo impegno ad uno sport da molti considerato minore?
Non esistono sport minori, esistono solo sport meno noti, la pallamano è uno di questi. Per quello che riguarda il nostro sport a livello mediatico questo mio passaggio nella squadra campione d’Italia ha avuto il massimo risalto possibile. Vuoi perché lascio Noci dopo 27 anni quasi ininterrotti, vuoi perché il cambio allenatore a Fasano è stato un fulmine a ciel sereno.
Come sta vivendo l’esordio da allenatore dei campioni d’Italia?
Sto vivendo questa nuova avventura con la tranquillità di un uomo di 57 anni, 48 dei quali vissuti su un campo 40 x 20, ma con la consapevolezza della responsabilità che si ha quando si allena una squadra come la Junior Fasano.
Lei sicuramente è stato tra i pionieri della pallamano a Conversano. Cosa l’ha fatta innamorare di questo sport? Che tipo di giocatore era?
A Conversano si vive di pallamano, se poi ci si avvicina e cominci a provare un minimo di interesse inevitabilmente te ne innamori. Sono stato un giocatore che doveva dimostrare sempre più degli altri, viste le mie caratteristiche antropometriche, ma proprio questo dover dimostrare mi ha temprato caratterialmente.
L’esperienza di giocatore le è servita per allenare?
Giocare certamente avvantaggia, ma se non si studia e non ci si aggiorna difficilmente si ottengono risultati.
Nel post di ringraziamento della pallamano Noci pubblicato su Facebook, sono stati citati i suoi discorsi motivazionali? Cosa dice prima o durante una partita? E durante l’allenamento?
La società ed i ragazzi sono stati commoventi nel post. Hanno per certi versi ripercorso tanti dei passaggi che ho riservato loro in questi anni. La stragrande maggioranza degli atleti di pallamano non sono professionisti e farli sentire importanti dal mio punto di vista è fondamentale. Io cerco sempre di farli sentire importanti e determinanti, è il loro giusto tributo.
Esiste un bel movimento di ragazzi a Conversano. Anche le altre formazioni hanno un settore giovanile così forte?
Conversano ha un movimento importante, un esempio da seguire per certi versi, anche se negli ultimi anni nuove società stanno venendo alla ribalta.
Incoraggerebbe un ragazzo ad impegnare il suo tempo, così come ha fatto lei, per diventare giocatore di pallamano?
Lo faccio costantemente, certamente perché direttamente interessato, ma anche perché la pallamano è quanto di meglio lo sport possa offrire, non a caso è definita la regina degli sport di squadra.
Sono stati appena eletti i nuovi organi federali della pallamano nazionale. Cosa si aspetta da questa nuova dirigenza?
Tutto quello che nelle scorse gestioni non è stato fatto.
Vuole dare dei consigli
No, mi sento un tecnico non un politico. La governance deve prendere decisioni, ed indicare strategie.
Come vivrà il derby con il Conversano?
Lo vivrò come tutte le partite con il cuore in tumulto ma la mente serena.