Il parere dei due noti ristoratori conversanesi e di un gruppo eterogeneo di consumatori
Nelle ultime settimane il dibattito pubblico ed anche, purtroppo, quello sui social si è concentrato sull’aumento dei prezzi nella ristorazione, nei lidi e negli alberghi. Il caro prezzi non ha influito solo sulle ridotte e accertate presenze di turisti , è notizia di questi giorni di un calo del 20% dei turisti in Puglia rispetto allo scorso anno, ma anche sulla spesa dei cittadini residenti.
Abbiamo ascoltato il parere di Matteo Fratella titolare della pizzeria Terrarossa e di Raffaele Guglielmi titolare di Panzerottiamo per capire, dal punto di vista di chi fa impresa, la causa alla base dell’aumento dei prezzi al consumatore.
Secondo Matteo Fratella il “caro energia” dello scorso anno ha influito in maniera importante sul costo delle materie prime che, a sua volta, ha creato un effetto domino su tutti i prodotti di consumo. “Infatti tutte le aziende fornitrici comunicavano continuamente che a seguito degli aumenti del costo dell’energia erano costrette ad aggiornare i listini. Inoltre la profonda carenza di personale dovuta ad un vertiginoso aumento della domanda ha fatto si che i camerieri, i cuochi e gli addetti del settore stabiliscano loro il proprio stipendio e tu datore di lavoro non puoi fare altro che accettare o rifiutare. Nella mia struttura – continua Fratella – abbiamo cercato di non aumentare i prezzi per un po’ ma questa primavera, dopo aver visto i conti di chiusura esercizio 2022, ci siamo resi conto che la situazione era insostenibile. Abbiamo dovuto aumentare il prezzo della Margherita da 5€ a 6€ con la speranza di riuscire a fare utili, avremmo potuto fare degli aumenti anche più consistenti vista la nostra location e la grande affluenza estiva ma siamo sul mercato da 20 anni e vorremmo restarci almeno altri 20 per cui tentiamo di fare utili piccoli ma costanti. Dopo il covid però abbiamo notato una maggiore attenzione dei clienti verso la qualità e non il costo anche se parlare in generale di prezzo nella ristorazione è ridicolo in quanto si deve esaminare il rapporto qualità prezzo”.
Anche per Raffaele Guglielmi l’aumento dei prezzi è dovuto sia all’aumento del costo dell’energia sia all’aumento delle materie prime, anche perché “cominciano a scarseggiare le scorte“. E, comunque, non ho notato una riduzione del numero dei clienti e nemmeno che i clienti si stanno orientando su prodotti più economici.
Diverso è il parere di Fratella e Guglielmi sulle aree geografiche dove si sono riscontrati questi aumenti. Secondo il primo si tratta di un caro prezzi su tutto il territorio nazionale, per il secondo il problema è localizzato soprattutto al Sud.
Abbiamo voluto ascoltare anche il parere dei consumatori e fruitori, coloro che “subiscono” il caro prezzi. Dal punto di vista statistico non si tratta di un numero molto elevato di soggetti però abbraccia più tipologie di persone. Abbiamo ascoltato Talino, Vittoria e Carlo (pensionati), Antonella (insegnante al sud), Antonella (studentessa), Cosimo (militare), Luca (operaio) specializzato alla Bosh, Manfredi (bancario a Roma), Emanuele (chimico a Roma) e Virginia (ingegnere a Torino).
Tutti concordi nel dire che adesso al supermercato le scelte sono più oculate, si evitano le scorte e ci si orienta verso i prodotti in offerta, spesso con il marchio stesso del supermercato, il pesce è considerato un bene di lusso e andare al ristorante non è più una scelta fatta a cuor leggero.
Ad entrambe le categorie, imprenditori e consumatori, abbiamo chiesto cosa dovrebbe fare la classe politica per calmierare l’aumento dei prezzi.
Tutti sono concordi nel dire che la classe politica dovrebbe essere d’esempio in questo periodo di crisi riducendo le proprie spese e, per quanto riguarda la politica locale, mettere le attività in condizioni di lavorare serenamente attraverso i servizi e organizzare vere iniziative culturali che possano aumentare il bacino dei clienti.