Di cattedrali nel deserto l’Italia è piena. Strutture realizzate e abbandonate a se stesse per anni. E la Città di Conversano non è da meno. L’ultima opera ristrutturata e riaperta al pubblico è Villa Garibaldi. Bella per molti, non molto per alcuni, significativa e piena di storia per tutti. Ridata alla fruizione pubblica il 10 agosto scorso, meno di un mese fa, la nostra villa pur avendo puntati addosso gli occhi del grande fratello (le telecamere) non è gestita e, all’orizzonte, non se ne vede la proposta. Quanto durerà quel luogo senza un’idea di gestione e di fruizione diversificata degli spazi? Durerà molto poco e torneremo tutti a rincorrere responsabilità per l’abbandono e l’incuria, per l’inciviltà di coloro che la imbratteranno ecc… Un tipico film già visto a cui, però, siamo assolutamente in tempo per correre ai ripari. Un polmone verde di quelle dimensioni e di quella portata si prestano ad una gestione complessiva che lo veda andare di pari passo con quella del cosiddetto ma ancora “in fasce” polo museale. Prevedere un bando che comprenda la gestione degli spazi museali insieme a quella della Villa Garibaldi, autentico marchio doc della nostra città, potrebbe servire a concentrare e sintetizzare un’idea di sviluppo culturale. Nei musei si fa formazione, si fanno mostre, si produce cultura, si fanno contaminazioni tra patrimonio culturale e artistico e arte contemporanea; in una villa come la nostra si possono fare le stesse cose e ci si può sbizzarrire con lo sviluppo della cultura musicale. Un’unica idea di sviluppo che possa creare occasioni di buona e duratura occupazione oltre che di diffusione della cultura musicale. E fare iniziative di questo tipo in una villa, dato il nostro clima, diventa plausibile considerato che in altre località d’Europa, tipo la città di Varsavia dove il termometro scende al di sotto degli zero gradi per molti mesi all’anno, in simili contesti si sviluppa la conciliazione dei cittadini con la propria tradizione musicale. Nel parco dedicato a Chopin ogni giorno ci sono strumenti musicali in funzione e musicisti che si contaminano. Tendere a questo tipo di sviluppo, considerate le potenzialità della nostra città e la nostra capacità di accoglienza delle altrui culture artistiche, potrebbe essere la chiave di volta per un progetto ambizioso che veda luoghi museali e luoghi all’aperto gestiti avendo un’unica idea di sviluppo. Quella di un’amministrazione pubblica innanzitutto e quella di chi poi va a gestire, professionalmente, un complesso di luoghi identitari di una comunità e di un intero territorio.
Siamo in una città che negli ultimi anni ha visto prevalere la cultura dell’apparire tralasciando quella dell’essere. E così è stato anche per i laghi di Conversano, riserva naturale e area protetta individuata dalla Regione più di un decennio fa e che, priva di un ente gestore per responsabilità comunale, dà uno spettacolo indecoroso alle doline lasciate al vento di scirocco estivo che ne distrugge, con le sue fiamme, flora e fauna. Ci sono altri esempi di aree protette in Puglia a cui guardare con attenzione. C’è, per esempio, l’area protetta delle Dune in direzione Fasano e Torre Canne che funziona in maniera esemplare. Con un ente gestore e con idee lunghe. Nella nostra realtà, invece, i laghi e la Gravina di Monsignore sono completamente lasciati all’incuria e, per norma non avendo l’amministrazione comunale provveduto ad un bando per l’individuazione di un ente gestore, è il sindaco il responsabile dell’Area protetta. Senza un’idea che sia una e senza un dibattito capace di stimolare l’interesse dei cittadini costretti giornalmente a denunciarne l’abbandono e l’inciviltà di alcuni. I laghi di Conversano, considerati per legge regionale area protetta come riserva erpetologica, è un cosiddetto non luogo.
La ex Gil, invece, ristrutturata con fondi regionali e già inaugurata nei mesi scorsi con nastri e scuole mobilitate, è priva di un gestore che la conduca a diventare un casa per il cosiddetto dopo di noi e centro diurno per i disabili psichici. E così facendo si rischia di consegnare quell’immobile all’oblio quando, invece, la nostra città e l’ambito territoriale di riferimento che ci vede insieme a Monopoli e Polignano, ha estremo bisogno di quella struttura funzionante per utenti e famiglie.
Un altro esempio di mancanza di gestione produttiva è rappresentato dai palazzetti dello sport. Che hanno, ben inteso, la loro funzione di spazi per le attività agonistiche e amatoriali ma che, date le dimensioni e l’improduttività assoluta per la comunità, hanno bisogno di una gestione seria e produttiva. Improntata ad una diversificazione di utilizzo che ne esalti le peculiarità. Soprattutto il Pala San Giacomo è luogo da valorizzare con iniziative che si discostino dal mero utilizzo “sportivo” che deve comunque rimanere preminente per sfociare in luogo adatto alle iniziative giovanili, artistiche, teatrali, musicali e formative per fare da collante con il territorio di appartenenza.
Il patrimonio della nostra città è impareggiabile. Aver costruito palazzetti, aver acquisito e ristrutturato palazzi storici per musei, aver ristrutturato la Villa Garibaldi e l’ex Gil con milioni di euro di soldi pubblici, fa della nostra città il luogo delle incompiute. Abbiamo spazi inimmaginabili che non funzionano. E’ come pensare a quei nobili che hanno case spaziosissime e sbarrate all’abitazione o altro per paura di condividerle e di renderle produttive oltre che identitarie.
Sarà compito di chi amministrerà Conversano nei prossimi mesi fermarsi con le nuove realizzazioni e dare sostanza e valore al patrimonio esistente. Con un grande piano di gestione di spazi e luoghi di tutti. E’ un modo per rimettere in circolo l’economia, creare lavoro e professionalità nuove. Lo scatto di reni che tutti continuano ad invocare forse è molto più semplice di quanto si possa pensare.
