A colloquio con il presidente della struttura “Il Vivere Insieme” fiducioso per una situazione che potrebbe tornare nella norma
Conversano – Saverio Lonero è il presidente de “Il Vivere Insieme“, la struttura che sta vivendo momenti difficili (siamo al 18° giorno) a causa di un contagio che ha letteralmente interessato tutti gli ospiti e la gran parte degli operatori. In questi giorni abbiamo più volte raccontato i momenti drammatici e le notizie che trapelavano dall’interno della struttura che, 72 ore fa, aveva deciso di fare un appello alla Protezione Civile perché non riusciva più a sostenere il peso della gestione di una situazione che vedeva un ridimensionamento di personale a causa del coronavirus, e una popolazione anziana da dover seguire passo passo. La situazione sembrava fuori da ogni controllo, nonostante la ASL, come dichiara Lonero avesse inviato alcuni infermieri e medici attraverso l’USCA.
Reggere una tensione che dura ormai da diciotto giorni con alti e bassi e con l’attesa dell’esito dei tamponi, il timore dell’aggravamento degli anziani ospiti della struttura e l’impotenza rispetto alla mancanza di infermieri, avrebbe messo a dura prova chiunque si fosse trovato in quelle condizioni: “Il rammarico è l’aver constatato una mancanza di solidarietà da parte della comunità conversanese, peccato perché la nostra città era capace in passato di tanta solidarietà“.
Qual è al momento la situazione, dopo l’allarme che sembrava disperato di qualche giorno fa?
C’è uno spiraglio e una situazione che sembra andare verso una normalizzazione. Fortunatamente in cinque si sono già negativizzati e anche qualche operatore è risultato negativo e potrebbe a breve rientrare.
Quando è previsto il nuovo ciclo di tamponi”
Martedì prossimo ci sarà il nuovo ciclo e lo stiamo attendendo con grande trepidazione e speranza affinché il trend possa continuare e possa aumentare il numero dei negativizzati al virus.
Secondo te qual è stata la miccia per il contagio?
E’ difficile dirlo, noi siamo stati attentissimi e abbiamo usato ogni accorgimento. Avevamo creato una stanza dove i nostri anziani potevano vedere e salutare i propri cari senza venirne a contatto. Siamo stati fiscalissimi su questo, eppure il virus è arrivato con la sua forza.
Quanti sono gli ospiti della Casa di riposo che sono stati costretti al ricovero?
Sono in 10 e fortunatamente non sono gravi. Sono stati ricoverati per problemi di saturazione ma non presentano sintomi gravi. E questo per noi è un sollievo.
E la situazione degli operatori?
E’ difficile ma anche tra gli operatori qualcuno comincia a negativizzarsi e la prossima settimana dovrebbe rientrare in servizio.
La mancanza di infermieri è un problema serio. Come se ne esce da questa situazione?
Abbiamo fatto di tutto per reperirli e invece al contrario io ne ho persi alcuni che sono stati assorbiti dalle strutture pubbliche, anch’esse a corto di personale. Quello del coronavirus è un problema planetario che avrebbe bisogno di risposte forti dell’intero sistema.
Cosa manca in questo momento, di cosa ci sarebbe bisogno?
Di assistenti sociali. Come ho più volte detto in queste ore mi chiedo anche dove sia il volontariato perché per le figure professionali da regolamento (OSS, infermieri, psicologa, animatori ecc…) noi abbiamo sempre fatto il massimo per tenere la struttura e i suoi ospiti nel migliore dei modi in regime ordinario, ma in questo momento di gravi difficoltà mi sarei aspettato un segnale da parte di queste figure che lavorano nelle istituzioni.
Alle famiglie che naturalmente sono preoccupate per la sorte dei propri cari, cosa vorresti dire?
Vorrei dire a tutti loro di essere tranquilli, i loro cari che sono i nostri anziani si sono stabilizzati e a breve sono certo che torneremo nella cosiddetta normalità. Li abbiamo sempre assistiti con cura e riguardo, stiamo facendo sforzi immani in queste ore e sono sicuro che continueremo a farlo. Per noi gli anziani sono sempre stati una priorità e la loro salute è fondamentale. Nella struttura l’età media è di 90 anni con punte di 107 e 102. Tutti devono essere certi che noi ce la stiamo mettendo tutta e loro sono seguiti. Penso che lo saranno sempre di più nelle prossime ore perché, ripeto alle famiglie, i loro cari sono tranquilli e la situazione va verso la normalità”.
La telefonata con il presidente Saverio Lonero finisce qui. Con il piacere di aver dato voce ad un luogo che sembrava inaccessibile dove si è sfiorato il dramma dettato soprattutto dall’impotenza di ognuno che, alle condizioni date, non riusciva a contenere il peso di una situazione dura e difficilissima. Le parole del presidente della struttura sono incoraggianti e lasciano ben sperare. La lotta al coronavirus, ci hanno insegnato questi mesi terribili, non contempla un abbassamento della tensione e un rompete le righe. Il covid-19 è una brutta bestia, in agguato e spietato, sornione e pronto a colpire. E noi tutti abbiamo il dovere di tenerlo a bada a partire dai nostri comportamenti. Forse il presidente fa bene a dire che si sarebbe aspettato qualcosa in più che potesse riguardare la solidarietà, ma noi che siamo fuori da quella struttura vogliamo provare a rassicurarlo perché la città non ha smesso di partecipare emotivamente ad ogni momento della vita di questi terribili 18 giorni. Non siamo ancora fuori dall’emergenza ma questa volta, per quanto ci dice il presidente, c’é uno spiraglio. Affinché tutto possa finire e si possa tornare alla normalità, sia nella struttura che nel paese e dappertutto. Con Saverio Lonero tanti sono stati gli scontri in passato, scontri di natura politica. Ma in questi momenti, quando è in gioco la compattezza di una comunità, non si sotterra l’ascia di guerra bensì si tende la mano. E’ quella che serve a Conversano, per vincere una battaglia. O per contribuire a vincere una grande battaglia. Quella di un anno che nessuno potrà mai dimenticare.