Un libro in memoria di Peppino Di Vagno: politico appassionato e uomo raffinato

A cura di Gianvito Mastroleo, “Giuseppe Di Vagno Socialista del Sud, irrequieto e raffinato” è una raccolta di scritti che costituisce il lavoro della Giornata in ricordo di Giuseppe Di Vagno jr. (1922-2013), organizzata dalla Fondazione Di Vagno (1889-1921) il 31 gennaio 2014 a pochi mesi dalla sua scomparsa

Conversano – Non priva di personali note d’affetto, questa raccolta di testi e testimonianze storiche è un solerte e sentito tributo commemorativo a Peppino Di Vagno figlio, scomparso il 14 settembre 2013 (per ironia della sorte lo stesso mese in cui è morto il padre), ma soprattutto è un prezioso collettivo di memoria storica che racchiude, senza confinarli ad un mero passato ormai archiviato, gli anni di vita e di attivismo politico di Di Vagno jr., figlio del socialista conversanese per antonomasia il “Gigante Buono” Giuseppe Di Vagno, morto per mano dei fascisti il 25 settembre 1921. A ricalcarne i passi e l’intero percorso di vita dedicata al socialismo sono le penne di compagni, studiosi, dirigenti politici, amici e collaboratori dell’Onorevole, che parlano di Di Vagno politico ma innanzitutto uomo.  Erede di una grande figura del panorama storico-politico conversanese ed italiano in generale, il giovane Peppino Di Vagno si ritrova subito a dover fare i conti con un inevitabile paragone di natura politica e morale, che è appunto quello con il padre, sfortunatamente mai conosciuto perché ucciso pochi mesi prima che lui nascesse. Chi è, dunque, quest’uomo che, già con il suo nome, evoca il difficile confronto, in alcuni casi non scevro da accuse di strumentalizzazione?
Dalla nascita nel 1922 agli studi di legge nella capitale, dalla laurea nel 1943 all’apprendistato e al trasferimento nel 1949 a Milano – città che lo forma umanamente, professionalmente e politicamente durante gli anni di ricostruzione postbellica -, a finire al ricongiungimento con la terra madre nei delicati e controversi anni Sessanta: di tutte queste vicende, e di tanto ancora, racconta questo lavoro di ricostruzione storica. Ogni testo descrive con imperante dettaglio la conoscenza, diretta o indiretta, di un uomo di inconfondibile ed innegabile stile, cultura e senso della giustizia, rievocando l’impegno civile e l’ininterrotta militanza di un personaggio storico che ha fatto della lotta socialista la sua ragione di vita.
Nonostante la diversità, di intensità e spessore, delle testimonianze sull’Onorevole, comune a tutte sembra essere lo stile sobrio e raffinato di Di Vagno, stile che ne delinea una personalità di grande generosità, carisma e fascino intellettuale e al contempo di grande disponibilità e apertura ad un dialogo trasversale. Noto a sostenitori ed avversari, nel corso della sua lunga attività politica, il suo spirito riformista; indimenticate ed indimenticabili le sue battaglie in nome ed al fianco della classe operaia; accese le sue lotte per il riconoscimento dei diritti civili – tra cui il divorzio, la legalizzazione dell’aborto e l’obiezione di coscienza -, lotte che nella seconda metà degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta hanno lasciato segni indelebili; sempre teso all’innovazione il suo animo anticonservatore e filomodernista, intriso di passione e desiderio di trasformazione di un Mezzogiorno – e più in generale di un Paese – in ripresa economica e pur tuttavia ancora inquinato da uno spirito avverso al cambiamento.
Quelli che più particolarmente ci toccano da vicino, però, sono gli anni del ritorno in Puglia, gli anni che lo riannodano al tessuto di origine, alla terra madre dove Di Vagno torna nutrito e contaminato dalle correnti moderniste respirate a Milano. Sono, infatti, gli anni in cui ha inizio la costruzione del suo rapporto con Conversano e col Mezzogiorno. Sono gli anni dell’elezione alla Camera dei deputati (1963) – la sua attività parlamentare sarà ventennale – e gli anni in cui Conversano lo elegge primo cittadino (1965-1967), per poi rieleggerlo nei primi anni Ottanta (1982-1985). Le sue amministrazioni si distinguono, e si ricordano, per il grande sviluppo urbano e rurale della città (primo mandato), e poi ancora per le trasformazioni nel settore edilizio, agricolo e culturale (secondo mandato), trasformazioni che hanno rilanciato la nostra città da un punto di vista turistico ed artistico, aprendo ideologicamente la strada ai piani di ristrutturazione e sviluppo che ne sono seguiti.
Oltre, però, alle sue amministrazioni locali, alle brillanti cariche politiche nazionali, alla carriera forense e al suo ufficio nella Cassa del Mezzogiorno, indimenticato e di grande risonanza storica, anche per quei giovani conversanesi che non hanno vissuto i suoi anni ma ne hanno avvertito gli strascichi, resta un altro evento molto importante, ossia il suo ruolo nel caso del rapimento Moro (1978), una della pagine di storia italiana più drammatiche di sempre. La lettera che Aldo Moro scrisse dal carcere al suo corregionale Di Vagno chiedendogli di adoperarsi per la sua liberazione fece sentire i conversanesi più emotivamente coinvolti in una tragedia storica e umana della quale tanti dubbi sono rimasti, soprattutto quello di non aver fatto – secondo  Peppino Di Vagno – tutto il possibile per salvargli la vita.
Uomo eclettico, pragmatico, pensatore illuminato e dalla carriera versatile – una lunga carriera che non l’ha certamente dispensato da errori di cui è stato capace di assumersi ogni responsabilità. Da questo volume, contenitore di storia patria in cui si alternano ricchi tecnicismi ed affettuose descrizioni personali, di Giuseppe Di Vagno jr. emerge un’immagine senza dubbio positiva e di riferimento passato e futuro, l’immagine di un uomo ben ancorato alla realtà sociale e certamente lontano dalla mitizzazione del politico come uomo dei piani alti. L’immagine di un uomo che è rimasto uomo. Di un uomo politico nel suo essere un politico umano.

 

Testi: Gianvito Mastroleo, Rino Formica, Franco Borgia, Nini Cavallo e Sabino De Nigris, Domenico Bulzacchelli, Vito Antonio Leuzzi, Pietro Mancini
Testimonianze: Arjan Ajazi, Gino Sacchetti, Franco Monteleone, Antonio Scisci, Gian Luigi Rotunno, Giulio Gigante, Nicola Colonna, Romano Mastroleo, Pierino Cannone, Leo Binetti, Sebastiano Garrappa, Luciano Lovecchio, Onofrio Introna, Simonetta Lorusso Lenoci, Angelo Ciavarella, Maria Gloria, Marisa Cutolo, Beppe Bigazzi, Emma Corigliano, Franco Chieco, Raffaele Lorusso

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