[occhiello]
Non c’è dubbio che Albert Einstein sia stato il più grande genio del pensiero scientifico contemporaneo. In occasione del primo centenario della nascita ne onorava la memoria Giovanni Paolo II°, il 10 novembre 1979, con un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze.
Il Pontefice illustrava i motivi della stima che la Chiesa nutre per la scienza come attività umana dotata di un suo valore autonomo; si soffermava sul “caso Galileo”, invitando a riprenderlo in esame con serenità. per progredire verso una comprensione sempre maggiore della retta impostazione dei rapporti fra scienza e fede; prospettava, infine, i due “versanti” dell’attività scientifica, quello della ricerca “pura” e quello delle applicazioni tecniche. Per il primo, rivendicava la libertà da ogni tipo di asservimento o strumentalizzazione, dichiarando: “La verità scientifica è, come ogni altra verità, debitrice solo a se stessa e alla suprema Verità che è Dio, creatore dell’uomo e di tutte le cose”: Per il secondo, il versante delle applicazioni tecniche, di ambiguo potere, ne reclamava un responsabile uso, che tenesse presente la priorità dell’etica sulla tecnica, il primato della persona sulle cose, la superiorità dello spirito sulla materia.
La fede, peraltro, non interferisce sui contenuti e sui metodi della scienza, ma sul soggetto che la pratica e che l’applica, perché la sua attività si inserisca in una più larga visione dell’esistenza e dei destini dell’uomo e possa così essere “ispirata dall’amore, regolata dalla saggezza, accompagnata dal coraggio”.
Giovanni Paolo II° auspicava, quindi, “che la scienza, coltivata sul duplice versante della ricerca pura e della ricerca applicata, possa, col concorde aiuto della religione, aiutare l’umanità a ritrovare le vie della speranza e a raggiungere le mete supreme della pace e della fede”.
Purtroppo il pregiudizio di un contrasto insanabile tra scienza e fede, alimentato anche dal positivismo, che riduce la conoscenza razionale alla conoscenza empirica e la verità a ciò che può essere verificata scientificamente, serpeggia ancora ai nostri giorni.
Rendiamo anche noi omaggio ad Albert Einstein che, da autentico scienziato, dichiarava: “Non riesco a concepire un vero scienziato senza una fede profonda”.
“Scienza e fede, ribadiva il biblista e teologo Gianfranco Ravasi, risiedono l’una accanto all’altra, spesso puntano i loro obiettivi sulla stessa realtà, si ritrovano ad alcuni incroci fondamentali. Il loro dialogo risulta talvolta quasi obbligato”.
E, volando più in alto, lo stesso scienziato Einstein scriveva: “La più alta emozione che si possa provare è quella mistica. Chi l’ha provata e non è caduto in devozione, ignora uno dei lati più belli della vita”.
Scienza e fede: entrambe libere ma non estranee, autonome ma non indipendenti!