Il sondaggio IPSOS sulle prossime elezioni regionali del 23 e 24 novembre, pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno del 5 novembre, chiarisce molto sul trend del possibile (praticamente certo) vincitore della competizione e, soprattutto, su quella che potrebbe essere una “catastrofe politica“: l’astensionismo stimato, dallo stesso sondaggio, vicino al 57%. Si recherebbe praticamente al voto solo il 43% degli aventi diritto dei pugliesi.
Se le previsioni di questo sondaggio (in fondo a questo articolo) fossero confermate dalle urne, ci sarebbe da caricarsi di un fardello pesantissimo che riguarderebbe vincitori e vinti, alla stessa maniera e con responsabilità equamente suddivise. Decaro e Lobuono, il primo ipotetico e probabilissimo vincitore, il secondo destinato ad una sconfitta preannunciata, dovrebbero fare valutazioni insieme ai loro partiti e movimenti perché il dato sarebbe veramente clamoroso.
La disaffezione al voto, il disinteresse alla politica e alle faccende pubbliche, a volte l’odio (letteralmente) che in molti esprimono nei confronti della classe politica tutta, hanno radici che ormai si sono infiltrate in tutti i gangli della società contemporanea complessa nella quale viviamo. E hanno anche responsabilità definite.
Il trasformismo (cambi di casacca) assurto a pratica quotidiana da una classe politica che si autogiustifica e autoassolve da questi comportamenti, immolando la coerenza sull’altare del pragmatismo privo di slancio ideale, è una delle ragioni della reazione di una parte di elettorato esigente che mal sopporta questo andazzo e reagisce non recandosi alle urne.
L’esercizio volgare del potere basato sul raggiungimento del governo, “costi quel che costi” e con chiunque, è l’altra faccia della medaglia. Ormai la maggior parte dei cittadini girano la testa dall’altra parte quando si accorgono che la classe dirigente utilizza ogni tipo di mezzo, tranne quello Politico (con la famosa P maiuscola), per raggiungere il potere ed esercitandolo senza scrupoli.
Il partito degli amministratori (molto di moda in questi ultimi tempi) che ha dato il colpo mortale all’autorevolezza soprattutto dei partiti maggiori, è l’altro responsabile della disaffezione dalla politica. Quando gli unici protagonisti della vita pubblica diventano solo deputati, consiglieri regionali, sindaci e assessori, in una sorta di cerchio magico dal quale escludono le voci che potrebbero essere utili al dibattito e alla creazione di idee, coloro che rimangono fuori dalle decisioni, e che percepiscono di non contare nulla, reagiscono e non si recano alle urne.
Queste condizioni sono solo alcune, forse le più evidenti, che concorrono all’allontanamento dei cittadini dai seggi elettorali e, prima ancora dalle sedi dei partiti, sempre più chiuse a beneficio delle famose “botteghe” dei candidati che durano giusto il tempo della campagna elettorale.
I sondaggi rimangono tali ma danno il segnale di allarme, per una situazione che potrebbe addirittura peggiorare.
L’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani, il 34enne musulmano nato in Uganda e che ha impostato la sua campagna elettorale sulla sfida alle élite, l’inclusione sociale e il miglioramento dei servizi pubblici, dà speranza. Prima di tutto perché la novità è arrivata da un giovanissimo con le idee chiare che ha veramente bussato alla porta delle case delle persone in carne ed ossa per spiegare loro le sue idee per niente semplici ma, evidentemente, efficaci.
Idee che hanno riportato ad un’affluenza mai registrata nella grande mela fino a ieri, frutto di un messaggio chiaro.
E se votassimo anche noi per quelle forze politiche che, almeno, dicono chiaramente che è arrivato il momento di sfidare le élite, di proporre soluzioni per dare le case a tutti, per rendere i salari più equi per una vita più vivibile? Facendo la tara tra chi lo dice credendoci (ce ne sono) e chi lo dice mentendo (e sono tanti).
Non girano aquile per i cieli della politica nostrana, lo sappiamo, ma accontentiamoci di quello che passa il convento e rechiamoci alle urne. E invitiamo tutti a fare lo stesso. Quando perderemo, in questa fase di grande declino della democrazia, anche il diritto al voto (speriamo mai), potremo rimpiangere i tempi in cui eravamo felici…e non lo sapevamo.
