“Io non sono arrivato al Socialismo, come molti giovani ai miei tempi, attraverso le letture, i giornali, i libri di Marx: salvo l’Espresso che acquistavo già dal formato lenzuolo il mio era una sorta di Socialismo di ambiente: a Conversano c’era un’aura di simpatia diffusa intorno al Socialismo…“.
Questa risposta di Gianvito Mastroleo all’intervistatore Luigi Quaranta che ne ha curato il volume “E nostro è l’avvenir!“, in occasione del 90° compleanno del presidente onorario della Fondazione Di Vagno, è forse l’unico aspetto che non si conosceva della vita pubblica di un protagonista dell’ultimo settantennio in Puglia. E il volume voluto dalla Fondazione che porta il nome del martire socialista ripresenta, di fatto, ciò che era già noto della figura di Mastroleo, uomo che ha prevalentemente amministrato (prima l’ente ospedaliero di Conversano e poi la Provincia di Bari), conoscitore della macchina amministrativa e delle pieghe e delle regole dei bilanci pubblici, poi presidente attivissimo della fondazione G. Di Vagno per un ventennio, adesso presidente onorario della stessa fondazione in cui esercita ancora intatta la sua autorevolezza.
Luigi Quaranta (curatore del volume che si divide in tre parti: l’intervista a Gianvito Mastroleo, le testimonianze di Antonio Bonatesta, Marina Calamo Specchia, Giuseppe Laterza, Mario Ricciardi, la selezione degli scritti di Mastroleo stesso dal 2015 al 2025) è un consigliere di amministrazione della stessa fondazione e giornalista. I suoi sono stati assist, più che domande, di accompagnamento ad un racconto, quello di Mastroleo, condito da un’aneddotica dettagliata e che a volte sembra non essere così importante agli occhi del lettore. Ma non, evidentemente, ai sentimenti e alla visione del protagonista.
Nell’intervista/racconto Mastroleo ripercorre i suoi “passi pubblici”, dal seminario fino alla giunta di sinistra a Conversano capeggiata nei primi anni ’60 dal figlio del martire Di Vagno, dalla presidenza dell’Ospedale F. Iaia (all’epoca si trattava di un ente le cui nomine erano dettate dalla politica, come oggi del resto), dall’esperienza di vice presidente prima, e poi presidente della Provincia di Bari, in cui espresse il meglio di una competenza amministrativa che si era consolidata nel tempo, frequentando le sedi locali e provinciali del PSI, fino alle frequentazioni stabili nelle sedi nazionali dello stesso partito. Quando, comunque, le sedi dei partiti erano esse stesse un luogo di formazione.
Fu nel periodo della presidenza della Provincia che Mastroleo, per certi versi, trasformò lo stanco ente provinciale in un’organizzazione dinamica con scelte coraggiose, prima fra tutte quelle riguardanti l’applicazione della legge Basaglia (180/78) che chiudeva i manicomi e rivoluzionò completamente il principio stesso di assistenza psichiatrica in Italia, diventando un modello “mondiale”.
E l’altro pezzo forte di quella stagione fu l’offerta culturale governata dalla Provincia e conseguente decentramento nelle piazze dell’intero territorio. Conversano compresa che diventò punto di riferimento culturale. Dice Mastroleo, a tal proposito: “…non sono mai andato su un palco ad aprire lo spettacolo. Il consenso te lo guadagnavi non andando a farti vedere a qualsiasi pagliacciata come accade ora“.
Ma alla stagione della presidenza della Provincia è legata anche la vicenda giudiziaria che coinvolse Mastroleo, in riferimento alla costruzione del Polivalente di Bari. Una vicenda dolorosa che molti hanno definito come antesignana della stagione di Tangentopoli che scoppiò quasi dieci anni dopo a Milano. Mastroleo racconta quella vicenda, con qualche particolare, e dà una lettura politica che avrebbe visto un ruolo attivo di ambienti di destra. Una lettura che, probabilmente, a distanza di quarantuno anni farà discutere, così come ha sempre fatto discutere il cosiddetto coinvolgimento del “fuoco amico“. Il tutto naturalmente a prescindere dal merito dei problemi giudiziari di cui Mastroleo stesso parla.
Un fatto non di poco conto il “socialista splendido novantenne“, come ama definirlo qualcuno, lo visse in prima persona allorquando nel 1983 fu candidato nel collegio di Monopoli per il Senato della Repubblica. Un’elezione data per certa che sfumò, per una manciata di voti, frutto anche qui di un fuoco amico che Mastroleo addebita ai maggiorenti dell’epoca a cominciare da Rino Formica, fino a Giuseppe Di Vagno che concluse nel 1983, dopo cinque legislature, la sua attività politica parlamentare. Quel passaggio di testimone tra i due conversanesi non avvenne.
Dopo le vicende giudiziarie del 1984 Mastroleo racconta il periodo del passo indietro o di lato, rimase fedele al socialismo e al partito socialista di cui cui faceva parte da semplice tesserato. E si riaffacciò solo un decennio dopo nella sua Conversano (1995) che, nel frattempo, stava cambiando pelle e consegnando la città nelle mani di un gruppo di giovani e giovanissimi che avevano fatto un percorso virtuoso improntato sulla partecipazione. Nel libro il presidente onorario della fondazione Di Vagno non riconosce per niente la base di quell’esperienza “partecipativa” che vide interi pezzi di città costruire insieme a questi ragazzi una nuova suggestione: “In quel momento Conversano viveva l’onda lunga del populismo referendario – dice Mastroleo – l’epoca del giovane sindaco Vito Bonasora di cui fui tenace avversario, pur stimandolo come persona in buona fede, moralmente ineccepibile. Ma dal punto di vista amministrativo era una rovina, perché lui era il massimalismo fatto persona, anche se non immune dalla suggestione del consenso: tanto è vero che cadde su licenze edilizie concesse in deroga, ma che non poteva assolutamente dare“. Un’analisi affrettata che non tiene conto, invece, della innovazione che rappresentò quell’esperienza nella sua prima legislatura e che non proveniva dalle suggestioni del post Tangentopoli intrise di massimalismo, bensì da esperienze di formazione politica che si erano affacciate con un Laboratorio Politico nel 1990 e con un giornale (Il Sasso nello Stagno) fondato addirittura nel 1986. Furono queste due esperienze a determinare una svolta di cui ancora oggi si parla. Anche sulla fine di quell’esperienza c’è da dire che non furono i progetti in deroga a imprese (ottobre 2000) a causare l’epilogo della giunta Bonasora, fu invece un concentrato di interessi esterni al governo della città che volevano determinarne le scelte attraverso consiglieri comunali che con la genesi di quell’esperienza c’entravano ben poco.
E’ nei primissimi anni del nuovo secolo che Mastroleo riprende a macinare idee e chilometri. Come una cellula dormiente, riposa in qualche scaffale l’atto di costituzione di una fondazione denominata “Giuseppe Di Vagno“, il martire antifascista e socialista ucciso nel 1921. Una organizzazione mai fatta funzionare negli anni e che aveva, come suo primario obiettivo, quello di realizzare una statua/monumento e posizionarla in uno dei luoghi più rappresentativi della città. Dedicata al martire.
Mastroleo comincia in quel momento una fase di ricostruzione dell’identità della fondazione che comincia a porsi obiettivi diversi da quelli della realizzazione di un monumento. Relazioni con il mondo socialista, con le istituzioni, ottenimento della sede dalla pubblica amministrazione, organizzazione di eventi, Lector in fabula, archivio che si arricchisce giorno per giorno, Community Library finanziata dalla Regione Puglia. In un crescendo di interesse nei confronti di una vera e propria istituzione culturale che riesce a porre le basi per la visita in città di ben due presidenti della Repubblica: Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella.
La fondazione ha voluto omaggiare il suo mentore con un’intervista, e non solo, racchiusa nel libro “E nostro è l’avvenir!” per festeggiare in un rito collettivo i suoi novant’anni di vita vissuta con la voglia di fare.
Voglia per niente passata se è vero, come è vero, che Mastroleo intervenendo lunedì scorso 15 dicembre a conclusione della presentazione del libro nei locali del Comune di Conversano adibiti a Community Library, ha guardato al giorno successivo. “Ritengo che stasera sia successa una cosa importante: abbiamo sancito la collaborazione tra la fondazione Di Vagno e il centro studi M. Marangelli di Conversano. Ritengo che il futuro sia nella collaborazione tra istituzioni culturali“. E ha auspicato una collaborazione con il centro sudi Matteo Fantasia, un’altra istituzione culturale della città di Conversano, intitolata ad un altro storico esponente politico e culturale. Ha praticamente approfittato della presentazione del libro, a lui stesso dedicato, per indicare la strada a quella che ritiene la sua creatura: la fondazione Giuseppe Di Vagno.
“E’ socialista chi si occupa degli altri“, è la frase di Pietro Nenni che ha fatto breccia nel percorso socialista di Mastroleo, come lui stesso dice rispondendo sul libro alla domanda postagli da Quaranta sulla figura del leader col basco. Come Mastroleo si sia occupato degli altri, con i successi e gli insuccessi, con le vicende dolorose e quelle felici, saranno gli studiosi neutri a doverlo dire.
La notizia è che i novant’anni non ne hanno scalfito la voglia di guardare al giorno dopo e raccontare in qualche maniera, condivisibile o meno, i giorni e gli anni passati.
