Chiacchiere sulla spiaggia di Cozze sul genocidio in corso a Gaza

A me di quello che sta succedendo in Palestina non me ne frega niente, non mi sento responsabile”. Così diceva una signora, mentre commentava la politica estera, con alcuni conoscenti sulla spiaggia di Cozze e mentre  si acclimatava alla temperatura dello splendido mare di settembre per farsi una nuotata. Le persone a cui riferiva la sua opinione avevano un’idea diversa della vicenda palestinese e, dopo aver cercato di spiegare la loro posizione, vista l’irremovibilità della signora l’hanno lasciata sola con le sue idee ed hanno continuato a discutere tra di loro.

Di tutta questa vicenda quello che ha più colpito non è stata la mancanza di umanità della signora ma l’atteggiamento di chiusura. Ognuno ha continuato a mantenere e difendere la propria opinione evitando il confronto. Questo atteggiamento di chiusura non si limita soltanto alla spiaggia di Cozze, ma a tutti i livelli: basti pensare che la mancanza di unanimità, e forse di umanità, non ha permesso al consiglio comunale di Conversano di riconoscere lo stato di Palestina. Motivo per cui domenica scorsa l’ANPI di Conversano ha organizzato un sit-in per ribadire il NO della città di Conversano al genocidio e invitare la nostra assise comunale a riconoscere lo stato di Palestina, se pur come fatto simbolico.

Si diventa tifosi di un’idea o di una ideologia, si pretende di essere conoscitori profondi di tutto lo scibile umano quando, invece, servirebbe un po’ di umiltà e capacità di mettersi in ascolto dell’altro magari per raggiungere posizioni condivise.

Assistiamo impassibili ed inermi all’accostamento di un omicidio negli Stati Uniti d’America agli anni di piombo in Italia. Con la conseguenza che molti temono, dopo l’omicidio di Charlie Kirk negli Usa, il ritorno delle Brigate Rosse. Si semplifica tutto ai minimi termini ed il voler esprimere la propria opinione, in maniera pacifica,  da essere una prassi per tutti i cittadini che vogliono essere ascoltati diventa faticoso perché “tanto le cose non cambiano e non succede niente”.

Invece le cose cambiano eccome perché anche il semplice gesto crea opinione, altrimenti gli israeliani non bombarderebbero con i droni le navi della Sumund flottiglia.

La pace non può e non deve essere un’utopia. Non possono uno sparuto numero di governanti, seppur eletti democraticamente, scatenare una guerra mondiale che metterebbe fine al genere umano.

Alla signora sulla spiaggia che diceva di non sentirsi responsabile della vicenda palestinese anche perché “il 7 ottobre Hamas ha provocato“, mi sentirei di dire che quella provocazione non giustifica la mattanza dei due anni successivi e, soprattutto, noi non possiamo sentirci deresponsabilizzati. Perché i sopravvissuti a questo genocidio cresceranno covando odio verso gli israeliani e verso gli occidentali che, pur potendo, non hanno mosso un dito. Ma a pagare il conto non sarà la signora di Cozze, bensì le generazioni future.

Enzo Locaputo, presidente dell’ANPI di Conversano, durante il sit-in di piazza XX Settembre sul genocidio in corso a Gaza
Barbara Accardo, consigliera comunale Quark, durante il sit-in di piazza XX Settembre sul genocidio in corso a Gaza

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2 Comments

  1. Francesco Russo says:

    Se accanto alla giusta anzi sacrosanta indignazione per le stragi e le distruzioni di Gaza da parte dell’esercito di Tel Aviv si chiedesse anche la liberazione degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre, non ci sarebbero ombre sulle proteste in atto. Infatti, tale omissione – evidentemente intenzionale – alimenta il dubbio che molte iniziative (fra cui quella della “Flotilla” o del riconoscimento dello stato di Palestina) siano o diventino oggettivamente azioni di appoggio al gruppo terroristico-mafioso di Hamas (che, all’art. 3 del suo Statuto, si propone la cancellazione di Israele dalla faccia della Terra). Perciò sarebbe moralmente e politicamente giusto e necessario inserire questo punto fra le motivazioni di tali iniziative. In mancanza, esse perdono gran parte della loro genuinità e del senso di umanità.

    1. Dino Ridolfi says:

      Dall’articolo, mi sembra, nessuno ha chiesto l’eliminazione dello stato d’israele o parteggia per Hamas. Abbiamo voluto parlare delle semplificazioni che spesso si fanno su problemi internazionali riducendoli ad una mera contrapposizione tra tifosi. Ovviamente l’azione di Hamas del 7 ottobre tuttala redazione l’ha sempre condannata(anche in altri articoli) etutti speriamo nella liberazione degli ostaggi.