I modelli di Intelligenza Artificiale sono capaci di leggere, riassumere, parafrasare. Ma chi ci assicura che non distorcano il senso? Resta un punto fermo: l’interpretazione autentica deve rimanere umana. Non possiamo delegarla. Le istituzioni culturali, le comunità scientifiche, la società civile devono custodire l’ultima parola sul senso dei testi e degli eventi. L’intelligenza Artificiale può supportare, mai sostituire, mai. (Vinton Gray Cerf, uno dei padri di Internet)
Torno a scrivere di Intelligenza Artificiale, non perché non vi siano altri argomenti di cui trattare ma perché è un argomento che continua a sfornare spunti di riflessione, in alcuni casi invero sorprendenti.
Uno di questi riguarda un articolo dello psicologo clinico Harvey Lieberman sul New York Times, riportato giorni fa su Repubblica, in cui l’81-enne studioso si è praticamente sottoposto – a suo dire – ad una sessione di analisi in cui l’interlocutore era nientemeno che ChatGPT, l’ormai famoso programma di Intelligenza Artificiale. Alla fine ha detto di essere stato entusiasta dell’esperienza concludendo che ChatGPT non era un terapeuta ma a volte era terapeutico.
Confesso di essere rimasto molto perplesso dopo la lettura dell’articolo, in merito al riconoscimento alla macchina di doti vicine a quelle umane.
Per fortuna qualche giorno dopo, il noto psicanalista italiano Umberto Galimberti ha risposto con un articolo in cui sostiene che ChatGPT non può curare in alcun modo la nostra anima e che il voler sostituire lo psicologo con l’Intelligenza Artificiale rischia di farci rinunciare alla complessità della vita.
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un altro articolo scritto da uno dei padri del protocollo di comunicazione di Internet che permette di collegare e dialogare tra loro miliardi di dispositivi elettronici in tutto il mondo, che dice la sua in modo molto netto sul fatto che debba essere sempre l’uomo in cima alla piramide decisionale e interpretativa, e che ci si debba attivare a tutti i livelli perché ciò accada.
E il finale del suo condivisibile pensiero su riportato è una forte affermazione del fatto che in alcun modo l’Intelligenza Artificiale debba sostituirsi all’uomo. I rischi derivanti sarebbero altissimi per l’umanità intera. Sarebbe, aggiungerei io, come portare dalla finzione nella realtà il Grande Fratello di orwelliana memoria.