Dopo l’intervento (https://www.oggiconversano.it/2025/02/03/riflessioni-in-tema-di-separazione-delle-carriere-dei-giudici/) su Oggiconversano.it del giudice della Corte d’Appello di Bari Vito Fanizzi, l’avv. Gianvito Mastroleo interviene con una lettera aperta
Lettera aperta al Magistrato Vito Fanizzi
Caro Vito,
ho letto (e riletto, perché ad una prima lettura mi era sembrato inverosimile) il tuo contributo a “Oggi Conversano” sulla separazione delle carriere dei Magistrati; l’ho riletto perchè la parte più “rumorosa” dei magistrati si colloca in una posizione “militante” favorendo così l’andazzo che ha preso il sopravvento nel Paese di fare le riforme non “a favore”, ma “contro”.
Infatti anche questa riforma, che è “costituzionale”, fa parte di quel pacchetto di provvedimenti messi in campo dalla maggioranza di governo, più che per modernizzare il Paese, “contro” l’altra parte: cioè “contro” la minoranza parlamentare e a proprio (presunto) “vantaggio”.
Quanto di più sbagliato, dovendosi porre mano ad uno strumento che paragono ad un fragilissimo oggetto di cristallo (da manovrare perciò con massima cura): la Costituzione della Repubblica italiana.
A me sorprende che tu ti “sorprenda” di quello che la sera viene spifferato, e a buon mercato, dalle reti televisive: da qualche anno viviamo fra tifoserie che, inevitabilmente, coinvolgono anche la Magistratura, giacché la sua parte più “vociante” ormai è considerata in una posizione “militante”, e nella presunzione di “parzialità” e non indipendenza.
Non sono particolarmente esperto della materia ma mi rifaccio al precedente per me il più autorevole possibile: Giuliano Vassalli, subito dopo l’introduzione della riforma del codice di procedura penale e, come mi insegni, il rito accusatorio si pose il problema della più marcata separatezza tra le funzioni del pubblico ministero e del magistrato giudicante.
Un problema sacrosanto sul quale temo sia stata generata enorme confusione, e affatto in buona fede.
Si sbandiera il rischio del pubblico ministero succube del potere politico ma si dimentica che laddove questo potrebbe verificarsi questi viene “eletto” e quindi non é parte, come da noi, dell’ordine giudiziario.
La mia opinione è che la separazione netta delle funzioni tra requirente e giudicante, molto più marcata di quanto non sia oggi, dovrebbe essere attuata attraverso meccanismi organizzativi più che modificando la previsione costituzionale: addirittura istituendo un doppio Consiglio Superiore della Magistratura!
A parte la paradossalità della previsione del “sorteggio”, piuttosto che elezione, dei componenti dei due CSM che Vassalli non avrebbe neppure immaginato.
Il sorteggio a me pare la più grave bestialità di questa cosiddetta riforma che, tuttavia, per la rigidità dei meccanismi parlamentari, temo, alla fine sarà approvata. Il sorteggio, infatti, equivale alla confessione preventiva dell’incapacità e la rinuncia all’esercizio della piena e libera manifestazione del consenso, il diritto di partecipare alla vita democratica della nazione anche per aspetti apparentemente secondari.
Ma il problema è sempre lì: l’arroganza d’imporre una riforma alla parte avversa e separare ancora di più il paese, pur di fronte a questioni che esigono condivisione e massima capacità di sintesi tra posizioni contrapposte.
A me pare questa l’inaccettabilità della riforma in corso e, dunque, su questo dovremmo essere chiamati ad esprimere il più netto dissenso.
Ma, caro Vito, consentimi di dirti che la Magistratura ha fatto di tutto, proprio di tutto, per provocare questa reazione: avere assunto, sia pure la minoranza più rumorosa, posizioni “militanti” addirittura nell’esercizio della giurisdizione piuttosto che serbare sempre l’equidistanza nello svolgimento della funzione, è stato quanto di più sbagliato; così come, per la parte credo prevalente dei magistrati che la pensano come te e con grande onestà, essersi sottratta dal far sentire chiara e forte la propria voce e, dunque, consentire di far apparire la Magistratura come contrapposta alla politica (piuttosto che indipendente) temo abbia contribuito allo stato delle cose.
E’ esente la Magistratura dalla responsabilità per essere giunti all’esasperazione nella quale oggi siamo costretti? Penso di no: giacché una sua parte non marginale si è coperta di responsabilità incompatibili con la funzione, finanche solo opportunisticamente tacendo; leggere Palamara è stato, davvero, terrificante.
Eppure, nonostante ciò, penso che la politica avrebbe dovuto compiere tutti gli sforzi possibili affinché all’ideale “tavolo”, in posizione dialogante e non pregiudizialmente oppositiva, nel quale si discuteva di una riforma di questa portata avrebbero dovuto partecipare, e con eguale diritto di parola, entrambe le parti contrapposte, tenute assieme dall’ “interesse generale” (ormai, ricordo sempre più sbiadito del passato!).
Quella che oggi rappresenta la maggior parte degli elettori e la sua minoranza: perchè nè l’una nè l’altra rappresenta un Paese la cui maggioranza è “altrove”: mentre andrebbe ricondotta nell’alveo della democrazia decidente.
Ciò detto, per quanto molto confusamente, consentimi di darti atto della tua arcinota correttezza professionale ma, soprattutto, della tua onestà intellettuale: segno, questa sì, di autentica indipendenza.
Un abbraccio
Gianvito Mastroleo