Giovanna Montrone (detta Vanna): conversanese di 51 anni, diplomata presso il Liceo “Domenico Morea” della città. Ha conseguito la laurea in Lettere, indirizzo classico, presso l’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari. È docente di Lettere in una scuola secondaria di primo grado a Roma.
È candidata alle elezioni regionali nella lista “Puglia Pacifista e Popolare” che sostiene Ada Donno alla presidenza della Regione Puglia.
Qual è il motivo per cui si è candidata nello schieramento “Puglia Pacifista e Popolare” che propone ai pugliesi Ada Donno come candidata alla presidenza?
La mia candidatura è, prima di tutto, una scelta di campo, un atto politico nel senso più puro del termine. Non è un’avventura personale, ma una decisione di schierarmi in modo netto e inequivocabile. La politica, per me, è scelta. È stare da una parte. Ho scelto di stare dalla parte di coloro che sono più fragili, più esposti, e spesso invisibili: Dalla parte dei più deboli: Di chi non ha le spalle coperte, di chi fatica ad arrivare a fine mese, di chi è costretto a subire. Dalla parte dei più esposti allo sfruttamento: di chi vede la propria dignità calpestata da un lavoro precario o sottopagato, di chi è in balia delle difficoltà economiche e sociali. Dalla parte di chi non accede ai servizi: Di chi, nella nostra Puglia, ha problemi ad accedere a una sanità di qualità, a una scuola che funzioni in ogni quartiere, o ai servizi sociali essenziali. Sono le persone che non sono salvaguardate da nessuno. Il nome stesso della nostra lista, “Puglia Pacifista e Popolare”, racchiude questa missione. Significa portare la voce di queste fasce deboli direttamente nelle istituzioni regionali. Significa lottare non per un generico “bene comune”, ma per un bene concreto che si traduca in: Giustizia sociale, Dignità del lavoro, Pace sociale che può nascere solo dal superamento delle disuguaglianze.
Qual è la più grande disuguaglianza che denunciate nella vostra azione politica?
La disuguaglianza fondamentale e più dolorosa che denunciamo nella nostra azione politica è la debolezza estrema del mondo del lavoro a fronte di una forza schiacciante della realtà d’impresa. Non stiamo parlando di una fisiologica differenza, ma di uno squilibrio di potere che è stato creato e alimentato da scelte politiche precise, trasversali ai governi di centro-sinistra e centro-destra. Il simbolo di questo arretramento è la messa in crisi della tutela dell’Articolo 18 e delle normative che garantivano una dignità e una sicurezza al lavoratore. Quando viene indebolita la possibilità per il lavoratore di difendersi da un licenziamento illegittimo, si lancia un messaggio chiaro: il costo del lavoro può essere scaricato interamente sulle spalle del singolo. Questo non è progresso, è un ritorno indietro. Oggi, i lavoratori sono fortemente indeboliti e isolati: Precarizzazione: La precarietà strutturale rende il lavoratore ricattabile e silenzioso. Insicurezza: La paura di perdere il posto è la leva più potente di un sistema che favorisce il profitto a scapito dei diritti. Squilibrio di potere: L’impresa è diventata enormemente più forte, con maggiore flessibilità e minore responsabilità, mentre i lavoratori hanno visto le loro tutele polverizzate. La nostra candidatura con Puglia Pacifista e Popolare è un atto di resistenza contro questo sistema di potere. Vogliamo rimettere la dignità del lavoro al centro dell’agenda regionale. Significa battersi per politiche che ripristinino un equilibrio, che tutelino chi produce la ricchezza di questa regione e che smettano di vedere il lavoro non come un diritto, ma come una merce usa e getta.
Lei è un’insegnante. In poche parole, qual è la vostra proposta per una riforma dell’offerta scolastica veramente rivoluzionaria?
La Nostra Proposta: Ribaltare la Perequazione e Abolire la L. 107. La scuola, oggi, è un ingranaggio di disuguaglianze: il capitale culturale e le reti di potere dei ceti abbienti vengono corroborate nei “centri dotati di maggiori risorse”, mentre nelle periferie, le carenze strutturali annullano le pari opportunità. Per noi di Risorgimento Socialista, la riforma rivoluzionaria è l’abolizione della Legge 107 e l’attuazione del Ribaltamento della Perequazione. Perché Abolire la 107? La “Buona Scuola” ha fallito perché ha introdotto logiche competitive e d aziendalistiche all’ interno del mondo della scuola che amplificano i divari: Intercettazione Fondi: Ha premiato la capacità progettuale delle scuole più forti e competitive , facendo sì che i fondi per il potenziamento finissero dove c’era già abbondanza, accentuando il divario strutturale. La Proposta Rivoluzionaria: Per fare della scuola un vero ascensore sociale che formi una cittadinanza critica e attiva: intendiamo attuare il ribaltamento della Perequazione: assegnare risorse economiche e umane in misura maggiore (e stabile) alle scuole delle periferie e delle aree con l’indice di deprivazione sociale più alto. Dobbiamo dare di più a chi ha avuto di meno.
Scuola a Tempo Pieno Universale: Garantire il tempo pieno, gratuito e di qualità ovunque, dall’infanzia alle superiori, come misura fondamentale per compensare le disuguaglianze familiari e garantire a ogni talento la stessa opportunità di crescita.
Nel vostro programma proponete il riordino della legislazione regionale in tema di ricettività turistica. Cosa fareste in concreto?
La nostra priorità è sostenere un turismo intelligente, etico e rispettoso dell’ambiente, dove i diritti dei lavoratori sono garantiti. Contemporaneamente, sosterremo l’industria manifatturiera di trasformazione dei nostri prodotti agricoli che sono la nostra ricchezza principale. Questo ci permette di creare posti di lavoro stabili tutto l’anno e dare il giusto valore alla nostra ricchezza agricola.
Proponete anche una misura che garantisca che l’affitto non superi il 30% del reddito familiare. Con quali risorse aggiuntive a quelle dell’affittuario pensate di poterlo fare?
La nostra proposta non è utopica. Non chiederemo un euro in più ai cittadini, ma cambieremo radicalmente la destinazione dei fondi già esistenti: opereremo una riconversione della spesa pubblica regionale, eliminando gli sprechi. I soldi recuperati non saranno messi da parte, ma saranno immediatamente qualificati per il sostegno alle famiglie e per il diritto di abitare dignitosamente.
Proponete, tra l’altro, un “rinnovato utilizzo del reddito di dignità” per i pugliesi, con un importo di 800 euro mensili, per un massimo di 48 mesi, al fine di accompagnare la cittadina o il cittadino verso un lavoro dignitoso. Anche in questo caso, con quali risorse applichereste questa misura?
Come candidata di Risorgimento Socialista, siamo chiari: il Reddito di Dignità non è un costo, ma un investimento sociale finanziato da una scelta politica netta: la riconversione totale e radicale del bilancio regionale. Non chiediamo nuove tasse. Prenderemo i fondi direttamente dagli sprechi, con il taglio alla Spesa Improduttiva: Eliminazione immediata e drastica di tutte le spese inutili e inefficienti (consulenze superflue, costi burocratici di apparato). I fondi recuperati ricavati saranno utilizzati per l’emancipazione dei cittadini e dei ceti popolari.
In Puglia c’è bisogno di misure radicali di sinistra e cosa rimproverate agli altri schieramenti?
Mentre le altre forze politiche sono impegnate a mettere in campo una macchina elettorale finalizzata a raccogliere voti, noi puntiamo ad una adesione consapevole critica, infatti abbiamo rifiutato la tessera a cittadini che non avevano requisiti di identità politica coerente con la nostra. Noi di Risorgimento socialista chiediamo una adesione consapevole ed attiva.
Lei è un’insegnante di Conversano che lavora nella capitale, a Roma. Si sente una persona di sinistra che ha sposato un programma forte e chiaro? E quale pensa potrà essere il risultato della sua lista e, all’interno di essa, della sua candidatura?
Io mi sento nell’alveo della tradizione di sinistra ma alternativa alla sinistra che ha tradito i valori fondamentali della tradizione socialista. Il risultato elettorale per noi passa in secondo piano rispetto al valore della difesa e diffusione di una idea della GIUSTIZIA SOCIALE e della tutela del lavoro e della dignità.