Roberto Rotunno: “Il lavoro cresce solo tra gli over 50”

La crescita dell’occupazione nasconde un problema di bassi salari e scarsa produttività che riguarda settori come il turismo su cui il nostro territorio punta molto. Servono altre misure espansive da finanziare con scelte fiscali coraggiose: la patrimoniale“.
Roberto Rotunno, conversanese giornalista economico del Fatto Quotidiano, risponde alle domande di Oggiconversano.it sugli ultimi dati del mercato del lavoro in Italia.

Qual è lo stato generale di salute dell’economia in Italia?
L’economia in Italia cresce da quando, nel 2021, è finita la fase acuta del Covid. Restano però i problemi storici: basso livello dei salari, basso tasso di occupazione generale e soprattutto femminile, divario tra Nord e Sud. Le buste paga hanno recuperato solo in parte l’inflazione di questi anni. Aggiungiamo due elementi più contingenti. Primo: nel secondo trimestre 2025 il Pil ha segnato, nella stima preliminare Istat, una contrazione dello 0,1%. Secondo: a parte l’ultimo dato di luglio, la produzione industriale è in calo da due anni.

Il governo è fiero dei dati sull’occupazione. Come stanno in realtà le cose partendo dall’analisi dei dati reali?
Forse i componenti del governo non comprendono i dati che loro stesso commentano; oppure – più probabile – imbrogliano. L’Italia raggiunge ogni mese il record del numero di occupati, ma quasi esclusivamente grazie alla crescita di lavoratori over 50. Succede sia per ragioni demografiche, la popolazione invecchia, sia perché si alza l’età pensionabile, per la legge Fornero che il centrodestra aveva promesso di cancellare e invece ha addirittura aggravato. Nel secondo trimestre, le ore lavorate sono cresciute dello 0,2%, mentre – come abbiamo detto – il Pil si è ridotto dello 0,1%. Insomma, si lavora di più e si produce di meno ed è uno dei motivi per cui cresce l’occupazione: con i bassi salari del nostro Paese, alle imprese conviene più assumere personale che investire in tecnologia, anche a causa dell’inflazione. Abbiamo un problema – anche questo storico – di bassa produttività, per molte ragioni: il basso livello di innovazione, lo stesso invecchiamento della forza-lavoro… Poi, un fattore che riguarda molto il Sud: il voler puntare su settori a basso valore aggiunto, come per esempio il turismo.

Cos’è il cosiddetto “valore aggiunto” in economia?
Esempio banale del quale gli economisti ci perdoneranno: se io compro del legno per 10 euro e ci faccio una sedia che rivendo a 50 euro, il valore aggiunto è 40 euro. La differenza tra il valore della produzione e i costi intermedi. Più è alta questa differenza, più è alto il valore che l’azienda crea e può distribuire ai dipendenti come salario, ai soci come utili e allo Stato come imposte. Quando è basso, l’azienda è improduttiva. Purtroppo, i settori sui quali sta puntando il nostro territorio hanno proprio questo problema: il basso valore aggiunto.

Perché i dati nel settore del turismo e della ristorazione esaltano alcuni e preoccupano altri?
Verrebbe da dire che preoccupano quelli che li leggono con attenzione ed esaltano quelli che non li leggono. Abbiamo una classe dirigente superficiale a livello regionale, provinciale, e anche nei Comuni come Conversano e limitrofi. La politica locale è dedita al servilismo turistico: sulla Cozze-Mola di Bari ho visto l’asfalto rifatto solo fino ad un resort. Gran parte dell’azione amministrativa segue l’unico obiettivo della crescita delle presenze turistiche, senza preoccuparsi se questo settore crea lavoro povero, stagionale, e se aggrava l’emergenza abitativa. Penso che i nostri amministratori abbiano poca visione e puntino al vantaggio di visibilità personale che si ottiene governando territori che diventano località rinomate, visitate, sedi di eventi importanti. Ammetto che modificare questo trend, anche per chi avesse ottime idee, sarebbe difficile. Specialmente in un territorio che fa fatica a imporre regole persino a un gruppo di signore che producono orecchiette in strada.

Che fase economica ci aspetta e quali saranno i risvolti positivi o negativi dei prossimi mesi in Italia?
Non ho competenze per fare previsioni ma bisognerà tenere d’occhio il progressivo esaurirsi degli effetti del Pnrr. Guardiamo con attenzione alla prossima legge di bilancio, in cui il governo pensa di tagliare le tasse sui redditi medi e alti riducendo l’Irpef sopra i 28 mila euro.

Papa Leone XIV ieri ha parlato del “divario sempre più ampio tra i livelli di reddito della classe operaia e quelli dei più ricchi”. Una patrimoniale da reinvestire potrebbe essere una delle soluzioni per ridurre questo divario?
Sì, un’imposta sui grandi patrimoni, equilibrata e ben studiata, potrebbe liberare risorse da investire su sanità, scuola, asili nido, politiche industriali e sostenibilità. Un modo per creare occupazione, migliorare i servizi, contrastare le varie povertà (sanitaria, educativa…). Come detto, però, le politiche fiscali del governo si concentreranno su altre fasce di reddito, non quelle più basse.

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1 Comment

  1. Vito Laselva says:

    Argomento interessante che potrebbe sembrare noioso e purtroppo non viene approfondito quanto dovuto.
    P.s
    Complimenti e auguri all’intervistato che ricordo da ragazzino accompagnato dal caro amico Gianluigi.