Il direttore dell’Archivio Diocesano, don Angelo Fanelli, ha denunciato il trafugamento di un volume donato da Giovanni Pascoli (nella foto di copertina in seconda fila, il primo da destra) che a fine ottocento fu commissario d’esame al liceo-ginnasio di Conversano.
Nella denuncia, presentata il 10 novembre scorso al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – nucleo di Bari – e alla Soprintendenza Archivistica, il direttore dell’Archivio Diocesano custode dello stesso patrimonio e fine studioso ha scritto una nota ufficiale: “Essendo trascorso un considerevole tempo di ricerca interna per considerare il volume sottostante come irreperibile, ritengo ora per certo che sia stato trafugato presumibilmente sul finire del 2023….sporgo ufficiale denuncia del trafugamento del seguente libro di Giovanni Pascoli, commissario al locale liceo-ginnasio di Conversano alla fine degli anni ottocento: Giovanni Pascoli “Carmina”, Bologna 1914, 8°“
Continua don Angelo Fanelli “L’edizione è preziosa non solo per ragioni affettive – il poeta romagnolo infatti ha manifestato un particolare legame con il suddetto liceo, al punto da redigere la prefazione al volumetto dei professori Leonardo De Mola e Donato Forlani autori di Sonetti, Conversano, 1899, pp. 103, riedito nel 1937 dalla casa Giuseppe Laterza di Bari -, ma anche perché l’edizione è stata pubblicata in 500 esemplari e la nostra copia reca al colophon il n. 9 (v.allegato)“.

La notizia ha colpito molto, non solo in città, soprattutto perché il valore del patrimonio custodito nell’Archivio Diocesano per mano di don Angelo Fanelli, è riconosciuto molto al di fuori dei nostri confini. Affacciarsi negli ambienti dell’Archivio, nel complesso dei Paolotti, dà l’esatta dimensione di un luogo attivo dove alla sapienza e alla tenacia del responsabile si abbina la dedizione di alcuni volontari.
“Nell’Archivio Diocesano si fa cultura” è ciò che ci si sente da dire da chi lo frequenta e da chi fa ricerca. Sembra un cantiere culturale sempre aperto che è riuscito ad avere con la nostra e altre comunità un rapporto di estrema condivisione, e anche di consapevolezza del valore di un patrimonio documentale come pochissimi.
La speranza è precisa: chi ha trafugato si spera possa avere un moto di orgoglio e di amore per la cultura e restituire in qualche modo i “Carmina” ai legittimi proprietari (la comunità stessa e l’Archivio Diocesano).
Ma questa è l’occasione per accendere un faro su questo scrigno di cultura che andrebbe sostenuto e anche modernizzato attraverso un processo di digitalizzazione del patrimonio librario che tutti dovrebbero scoprire. La nostra comunità è ricca e, a volte, non se ne rende conto.