Il silenzio uccide più di qualsiasi veleno
è lama che squarcia le membra
e io adesso ascolto il nulla.
(Giuseppina Billone)
Sono rimasto profondamente turbato dai recenti fatti di cronaca che hanno visto delle uccisioni di persone innocenti senza un apparente perché. L’ultimo di questi riguarda un 17enne che ha accoltellato a morte il fratellino di 12 anni, la madre e il padre. Era uno studente diligente, giocava a pallavolo e la sua famiglia era tranquilla e benvoluta. Nulla insomma che potesse far lontanamente immaginare la strage compiuta. Il ragazzo era solo un po’ taciturno e dai primi interrogatori è trapelato che si sentiva solo.
Al di là dell’insondabilità della mente umana, il silenzio e la solitudine, sembrano aver fatto da detonatori di una sconvolgente esplosione di violenza.
Credo che uno dei paradossi della società contemporanea sia proprio quello che nonostante favorisca – con internet, con i cellulari e con i social – la possibilità di comunicare, in realtà provoca delle zone di silenzio e le sacche di solitudine individuale che sono in crescente e preoccupante aumento.
Le forme di comunità e di socializzazione in piedi fino a qualche decennio fa sono state spazzate via ed esistono delle forme di emarginazione e di autosegregazione che toccano persone apparentemente integrate, in famiglia e nella società contemporanea.
Andando alla ricerca di qualche frase che ben sintetizzasse quanto ora scritto, ho trovato i versi su riportati di una poetessa semisconosciuta che sono davvero potenti e sintomatici di questo stato di cose.
Il silenzio – quello senza riflessione – che ci teniamo dentro può essere un veleno letale che può portare ad ascoltare il nulla. E chi ascolta il nulla è capace di tutto.