Duro il giudizio della referente Confcommercio sull’azione del governo che agisce “per tentativi”
Conversano – La dott.ssa Giulia Pascale è referente di Confcommercio a Conversano dal settembre scorso. Laureata in Economia e giovane commerciante che gestisce un esercizio in via Matteotti, ha incarichi provinciali nella stessa organizzazione ed è consigliera del terziario donne Confcommercio provinciale Bari-Bat. L’abbiamo intervistata subito dopo l’ultimo DPCM (allegato all’articolo) firmato questa notte dal presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. Un ruolo, quello della referente, arrivato nel momento più difficile per il comparto dal dopoguerra ad oggi. Ma un ruolo che non la spaventa e che intende svolgere con il massimo dell’impegno con lo sguardo sempre rivolto alla categoria dei commercianti. Un ruolo da svolgere con la forza e la determinazione di una donna, operatrice del settore e con una visione
Lei è la referente della Confcommercio di Conversano. Il nuovo DPCM stabilisce e condiziona fortemente l’attività di molti esercizi. Che ne pensa delle nuove misure e in special modo dell’obbligo di chiusura per bar e ristoranti alle 18,00?
La sensazione è che in questo momento di particolare diffusione del virus il Governo stia agendo per tentativi, nella speranza che i contagi possano diminuire. Il problema è che questi tentativi avranno ripercussioni negative importanti su tutte le attività e di sicuro andrà peggio a bar e ristoranti che svolgono la loro attività prevalentemente, se non esclusivamente, nelle ore serali.
L’art. 3, lettera e) del DPCM firmato questa notte dal presidente Conte invita sindaci e associazioni di categoria a promuovere la diffusione delle informazioni sulle misure di prevenzione igienico-sanitarie presso gli esercizi commerciali. Quali sono le iniziative di Confcommercio Conversano?
Non credo ci siano particolari difficoltà da parte dei commercianti a rispettare e a far rispettare le dovute misure di prevenzione igienico-sanitarie. In questi lunghi mesi i miei colleghi hanno ampiamente dimostrato, anche e soprattutto investendo in dispositivi di protezione, di essere rispettosi delle prescrizioni imposte. Poi è chiaro che molto dipende anche dai clienti e dalla loro attenzione ad assumere determinate accortezze. La Confcommercio in ogni caso si è prodigata sin da subito a diffondere tutte le informazioni utili tra i propri associati attraverso i mezzi di comunicazione più utilizzati. Di particolare efficacia è la diffusione attraverso il sito della nostra associazione delle Faq, questo perché non è sempre facile interpretare i vari DPCM che si susseguono ormai di settimana in settimana.
Il DUC (Distretto Urbano del Commercio) di Conversano ha risorse, dallo scorso aprile) da utilizzare per favorire la consegna a domicilio degli esercenti, oltre a somme da destinare agli stessi esercenti. Ritenete di dover sollecitare lo stesso DUC ad operare quanto prima per l’utilizzo di risorse economiche già disponibili?
Da neo eletta è stata la mia prima preoccupazione. Mercoledì è in programma un importante incontro del DUC che sono certa presto darà risposte concrete in merito all’utilizzo delle risorse disponibili.
La prima fase della pandemia è stata all’insegna del “Andrà tutto bene”. Sembra lontana anni luce quella fase. Se lei dovesse coniare un nuovo slogan per la seconda ondata, quale sceglierebbe?
Sarebbe facile pensare ad uno slogan meno ottimistico in questo momento. Non le nascondo che questo ultimo DPCM e la situazione contagi mi induce ad essere più cauta anche nello scegliere un nuovo slogan. Più che di slogan abbiamo bisogno di risposte e di scelte governative che ci inducano a pensare che potrà andare tutto bene.
Da solo due mesi lei è la referente della Confcommercio di Conversano e fa parte anche di organismi provinciali. Come si sente di poter incitare i suoi colleghi in questo momenti che ha aspetti drammatici sia sanitari che economici?
Abbiamo l’obbligo di restare uniti per pretendere la considerazione che le nostre attività meritano. Gli organismi della Confcommercio a tutti i livelli stanno lavorando duramente interfacciandosi con i più alti rappresentanti del nostro governo. La Fipe Confcommercio, ad esempio, ha incontrato il Presidente Conte e continuerà la sua battaglia in questi giorni manifestando pacificamente nelle piazze delle principali città italiane, tra cui anche Bari. Il modo migliore per superare questo momento è essere compatti per far comprendere quello che probabilmente i nostri governanti non hanno ancora compreso considerando le improvvide decisioni adottate.
E’ difficile guardare in fondo al tunnel perché non si intravede luce, ma tutto quello che sta succedendo come cambierà il commercio? Facciamo finta che tra un anno sarà tutto un brutto ricordo…cosa potrà succedere?
L’ e-commerce ha già da tempo occupato spazi notevoli nel nostro mondo e negli ultimi mesi anche di più. Diversa ovviamente è la situazione legata alle attività ristorative e di somministrazione in genere. Per queste abbiamo visto quanto siano stati incrementati i servizi di delivery e di asporto, che sicuramente non risolvono i loro problemi ma quantomeno consentono di tenerle operative. Ci sono poi addirittura attività di ristorazione che facendo leva sulla genuinità e territorialità dei prodotti trasformati hanno intrapreso l’avventura della vendita on line degli stessi in tutto il territorio nazionale con ottimi risultati. Nella speranza che fra un anno sia tutto un brutto ricordo, l’auspicio è che si torni a frequentare i negozi di vicinato proprio come è successo l’estate scorsa dopo la fine del lockdown.
La Confcommercio cosa sta facendo per i percorsi formativi essenziali al fine di fronteggiare questa difficilissima fase che ha bisogno di tanta innovazione?
La Confcommercio è sempre stata molto attiva nell’ambito della formazione e ora soprattutto si sta organizzando con webinar formativi, come ad esempio quello che si terrà il prossimo 9 novembre dal titolo “vendere nel post covid: cosa fare per superare l’emergenza”. Altri invece sono già in programma e saranno organizzati da esperti di innovazione e visual merchandising.
Orari che cambiano, modalità che mutano. Cosa ne pensa di una programmazione utile a conciliare i tempi dei cittadini e dei commercianti? La sua organizzazione vorrà proporre una idea alle pubbliche amministrazioni interessate?
Una delle proposte già in corso è quella di aprire le attività un’ora prima chiudendole sempre un’ora prima rispetto all’ordinaria chiusura. Dato che le attività di somministrazione saranno già chiuse alle 18 si presuppone che i clienti assumano abitudini diverse anche negli orari di rientro presso le proprie abitazioni. Il confronto con le pubbliche amministrazioni sarà importantissimo in questa fase e ci auguriamo che le stesse possano mostrarsi collaborative con le associazioni di categoria presenti nel nostro paese.
Centri commerciali o attività di vicinato. Qual è la soluzione migliore in riferimento agli orari e alle aperture festive?
A mio avviso i centri commerciali dovrebbero chiudere nei giorni festivi proprio per evitare i tanto giustamente temuti assembramenti.
negozi di vicinato riescono ad avere molto più controllo sugli ingressi e corrono rischi decisamente inferiori di assembramento all’esterno rispetto a quanto si verifica nei centri commerciali.
In ultimo vorremmo chiederle cosa ne pensa del futuro delle piccole realtà commerciali. Come se ne potrà uscire da questa situazione? Torneremo al negozio così come lo abbiamo sempre inteso oppure la media e grande distribuzione avrà la meglio?
Penso che al di là del problema covid 19 vi è stato negli ultimi tempi un ritorno alla spesa nelle piccole realtà commerciali di quartiere. È un fatto significativo che mi auguro possa produrre risultati sempre più importanti perché sarebbe positivo per la vita dei nostri paesi. La crisi economica e la crescita della grande distribuzione nel tempo hanno costretto le piccole attività alla chiusura ma sono abbastanza fiduciosa che questo trend stia cambiando. Certo nell’attuale situazione risulta difficile fare previsioni per il futuro ma sono certa che quando ne usciremo la tendenza di spesa dei nostri clienti sarà in aumento nelle piccole attività di quartiere per le caratteristiche e la professionalità che queste possono garantire rispetto alle grandi attività periferiche.