[occhiello]
Vivere senza Dio – scriveva Dostoevskij – non è che un rompicapo e un tormento. L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi, non lo potrebbe sopportare, nessuno ne sarebbe capace; se rigetta Dio, si inginocchia davanti a un idolo di legno o d’oro o immaginario”.
Dio – d’altra parte –in molti modi bussa al cuore di ogni persona, attende che gli si apra la porta, desidera incontrarsi con la sua creatura per cambiarne lo stile di vita, placarne la fame d’infinito, riempirla di cielo.
La relazione di Dio con l’uomo è descritta dal profeta Geremia come quella di un vasaio con l’argilla. Se la creatura si lascia plasmare, Dio la rende capolavoro del suo amore.
Si racconta che Michelangelo, scorgendo un blocco di marmo coperto di fango, abbia esclamato: “In questo blocco di marmo è nascosto un angelo. Voglio tirarlo fuori ”.
L’irruzione di Dio nella storia personale trasforma l’anima, liberandola dal groviglio delle umane meschinità e dal fango del peccato. E la percezione della realtà di Dio, come Persona, Presenza, Evidenza è l’aspetto che emerge subito dai racconti delle conversioni.
Nella chiesa di Sant’Agostino a Parigi, presso il confessionale di padre Huvelin, il 30 ottobre 1896, avveniva l’incontro con Dio di Charles de Foucauld (1858-1916). Trentottenne, ricco e dissoluto, aveva dichiarato di non aver fede, ma di voler istruirsi sulla religione cattolica. Il sacerdote, allora, ravvisando nel suo sguardo un profondo desiderio di Dio, lo invitava ad inginocchiarsi e a confessarsi…per credere! Quello stesso giorno de Foucauld, liberatosi dal tormentato passato, si accostava alla mensa eucaristica e si ritrovava in ginocchio profondamente commosso e sciolto in lacrime.
In una lettera del 14 agosto 1901, ricordando il singolare evento, confidava: “Appena io credetti che Dio esiste, capii che non potevo fare altro che vivere per lui solo. La mia vocazione è nata nello stesso istante della mia fede. Dio è tanto grande! C’è tanta differenza tra Dio e tutto ciò che non è Dio”.
Nel volume Dio esiste, io l’ho incontrato, il giornalista André Frossard (1915-1999) racconta la sua conversione. Ateo tranquillo, entra casualmente in una chiesa alla ricerca di un amico e qui avviene l’impensabile. Vede sull’altare maggiore, tra fiori e ceri accesi, una grande croce di metallo che porta al centro un disco dorato. Egli ignora che si tratti del santissimo Sacramento. Scorge lì alcune Suore in adorazione, e improvvisamente una illuminazione interiore gli rivela “l’evidenza di Dio, l’evidenza fatta presenza e l’evidenza fatta persona”. Per quanto concerne l’Eucaristia, egli noterà: “di tutti i doni profusi davanti a me dal cristianesimo, era il più bello […]. Amore, per parlare di te sarà troppo corta l’eternità”.
La sera di Natale del 1886, il giovane poeta Paul Claudel (1868-1955), “non avendo nient’altro da fare” si reca nella cattedrale di Parigi, pur non essendo credente. Era atteso da Dio. “In un istante – egli scrive – il mio cuore fu toccato e io credetti… Improvvisamente ebbi il presentimento lacerante dell’innocenza, dell’eterna infanzia di Dio, una rivelazione ineffabile […]. Dio esiste, è qui. É qualcuno, un essere personale come me! Mi ama, mi chiama. Le lacrime e i singulti erano spuntati, mentre l’emozione era accresciuta dalla tenera melodia dell’”Adeste fideles”.
Dio ci conosce e ci ama di un amore personale!