I mutamenti climatici stanno determinando temperature elevate per periodi sempre più lunghi e mancanza di precipitazioni regolari che si concentrano spesso in fenomeni intensi e di particolare violenza. Ormai è inutile negare l’evidenza, come si sente affermare dai cosiddetti negazionisti che si ostinano a non voler ricondurre la causa di questi fenomeni all’operato dell’uomo ma ad attribuirli ai normali andamenti ciclici del clima, come sono sempre avvenuti. Naturalmente queste affermazioni saltano a piè pari il parere di centinaia di climatologi che ormai da anni continuano a invocare un cambiamento di rotta se vogliamo, in qualche modo, almeno attenuare le cause del mutamento del clima e i suoi disastrosi effetti. Basta andare sul sito dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente https://www.isprambiente.gov.it/it) dove sono disponibili tutti i dati sull’argomento e farsene una chiara idea.
Ormai non è più un problema semplicemente di giornate afose in cui basta bere un po’ di più e non uscire nelle ore più calde, ma comincia ad avere risvolti sociali, sanitari ed economici di portata non più trascurabile. Sicuramente non è facile attribuire automaticamente una causa di morte ad una ondata di calore, ma diversi studi constatano un incremento di decessi, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione come quella degli anziani, in coincidenza con i periodi più caldi dell’anno. Più si hanno temperature al di sopra delle medie e prolungate nel tempo, più si innalza la curva della mortalità tra la popolazione più esposta al rischio di mortalità.
La politica stenta a prendere atto di questa situazione e non adotta rimedi a breve, media e lunga scadenza, pronunciando spesso solo vuote parole di circostanza senza affrontare il problema con la necessaria urgenza e determinazione.
È chiaro che un problema globale richiede interventi a scala globale, e sappiamo quanto ostracismo incontra il riconoscimento di esso da parte di molti governi, a livello mondiale, primo fra tutti l’attuale governo degli Stati Uniti a guida trumpiana. Però questo non esclude che si possa intervenire a scala locale, almeno per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Sicuramente una strada importante da percorrere è quella di un ripensamento generale della gestione delle aree urbane dove maggiori sono gli effetti più nocivi del calore e dei violenti eventi metereologici che diventano sempre più frequenti accompagnati da lunghi periodi di siccità.
Incrementare massicciamente le aree di verde urbano non è più solo una questione “estetica”, ma una necessità ormai imprescindibile di contrasto agli effetti deleteri del mutamento climatico per ridurre al minimo le “isole di calore”. Diversi studi hanno dimostrato che una superfice erbosa può ridurre il calore fino a 24° rispetto ad una superfice asfaltata e l’ombra delle alberature insieme all’evaporazione attraverso il fogliame fino a 19°. (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1618866712000611).
Da queste brevi riflessioni si capisce che la strada da percorrere nella pianificazione urbana, da ora in avanti, deve essere quella dell’assoluta attenzione per la realizzazione di aree a verde collegate tra loro da corridoi alberati. Così come è diventata prioritaria la piantumazione di alberi in tutti gli spazi della città consolidata ove vi siano le condizioni per farlo. Anche un solo albero diventa importante perché riduce, nel punto dove insiste, la temperatura al suolo e viene a costituire un’oasi di frescura.
Anche l’approvvigionamento idrico è un problema che si lega strettamente al mutamento climatico. Improvvise e violente precipitazioni sono sempre più frequenti provocando spesso anche danni economici notevoli se non addirittura perdita di vite umane. Un adeguamento delle reti idriche a queste nuove situazioni è diventata un’urgenza non più rinviabile così come la raccolta in cisterne delle acque meteoriche per uso irriguo e per la pulizia delle strade.
Ci sono diverse esperienze di città che si stanno muovendo in questa direzione sia in Italia che all’estero (https://www.ilpuntocoldiretti.it/attualita/ambiente/istat-crescono-le-aree-verdi-nelle-citta-italiane/ e https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/infrastrutture-verdi-nelle-citta-europee/).
Ormai gli obiettivi da porsi sono chiari: diminuzione del traffico automobilistico a vantaggio del trasporto pubblico; utilizzo della bici come mezzo prioritario di mobilità urbana; piantumazione di alberi ovunque sia possibile; creazione, all’interno dei parchi urbani, di laghetti artificiali e di cisterne sotterranee per la raccolta delle acque meteoriche; graduale sostituzione, ove possibile, con materiali a minore assorbimento e diffusione del calore, dei manti d’asfalto che costituiscono una delle principali cause dell’aumento delle temperature al suolo.
Tutto quello che si è detto sulla necessità di avere una nuova visione della pianificazione urbana va vista in stretta relazione con una gestione del territorio extra urbano dove vanno incrementate le aree boschive e i cosiddetti corridoi ecologici, cercando di contenere, nei limiti del possibile, le pratiche colturali fortemente idrovore e impattanti (coperture in plastica di alcune colture, pannelli fotovoltaici, capannoni, ecc.). Naturalmente non si può pretendere di bloccare l’economia o incidere pesantemente sulla vita dei cittadini, ma se continuiamo con questa logica senza avere una visione per il futuro nostro e, soprattutto, per quello delle generazioni future, quando ne prenderemo coscienza sarà, purtroppo, troppo tardi.
Quindi, a conclusione di questo articolo, si può affermare che il compito delle Amministrazioni, a tutti i livelli, deve essere quello di affrontare con intelligenza e consapevolezza le mutazioni del clima e i fenomeni ad esso associati e pianificare, in maniera condivisa, tutti gli interventi necessari e, ormai, imprescindibili, per affrontarli e contrastarli in maniera efficace.