È morto a Castellana Grotte Luigi Sacchetti, Gino per tutti: aveva 93 anni.
E’ stato accompagnato all’ultima dimora dalla Famiglia, cui era visceralmente affezionato e dai suoi ultimi amici; quelli di Conversano si contavano con le dita di un sola mano, come non avrebbe dovuto mai essere. Nessuna meraviglia, così va il mondo, di questi tempi.
Mi aveva telefonato solo qualche giorno fa con voce incerta e tremula per dirmi testualmente: “Giovanni, ormai sono un malato terminale“. Naturalmente ho chiesto qualche cosa di più; mi ha raccontato (per come ormai gli era possibile) degli sviluppi ultimi dei suoi problemi di salute, che non mi erano sconosciuti. Gli avevo garantito che sarei andato a trovarlo, ma la difficoltà dei miei movimenti di questi ultimi tempi hanno fatto la loro parte: e me ne dispiaccio molto.
A molti, soprattutto dei contemporanei, Gino Sacchetti dice poco, ma basta andare indietro solo di qualche di qualche anno per ricordare tutto di lui: della sua storia personale, della sua passione politica, del suo impegno pubblico, della sua missione verso il mondo del lavoro del quale era figlio e per la cui tutela ha profuso per decenni il meglio di sè.
I ricordi di ben oltre sessant’anni di amicizia e solidarietà politica si rincorrono, qualche volta scontrandosi tra loro, costringendomi ad estrarre l’essenziale.
Gino Sacchetti era un bracciante agricolo, come suo padre e sua madre; nei primi anni della sua esistenza e nel durissimo scontro della lotta di classe ha avuto, anche lui, la fortuna d’incontrare il Socialismo, quella straordinaria utopia di uguaglianza e giustizia sociale che una volta impadronitasi di te ti accompagna per l’intera esistenza.
E al Socialismo nelle sue declinazioni Gino si è votato: prima come dirigente della sezione di Conversano, con una breve incursione negli organismi provinciali, del Partito Socialista Italiano e poi come dirigente sindacale con ruoli dirigenti provinciali e nazionali.
Un percorso del quale sono testimone e che in parte ci ha accomunato: nella sezione del PSI conversanese ben presto assume funzione dirigente per la sua vocazione ad “occuparsi degli altri”, secondo l’insegnamento nenniano, l’unica condizione per potersi definire socialista.
Era sua abitudine, infatti, trascorrere la sua serata nella piazza di Conversano per ascoltare operai come lui, ma non solo, con i loro problemi e cercare di risolverli, e per quel proselitismo politico al quale non ha mai rinunciato.
E i socialisti lo eleggono Segretario della sezione per la migliore rappresentanza del mondo del lavoro, alternandolo con Luigi Frassanito, il professore, quasi a tradurre nella pratica di tutti i giorni il messaggio contenuto nel simbolo del Partito: falce e martello e libro.
Fu lui, infatti, a consegnarmi, circa sessantacinque anni fa ormai!, la prima tessera del Partito.
Si deve alla sua direzione politica e alla passione che trasmetteva ai compagni tutti, il successo del PSI di Conversano nelle elezioni amministrative del novembre 1964 che rovesciarono i rapporti di forza collocando la Democrazia Cristiana, che aveva governato la città con alleanze finanche con la destra monarchico-fascista all’indomani della fine degli anni ‘40, all’opposizione e portando una forza di sinistra, il partito dei lavoratori, alla guida della Città.
Della quale lui stesso sfiora l’elezione a Sindaco, nel 1968, se non fosse stata impedita da un tradimento all’interno del Consiglio Comunale consumato ad iniziativa del gruppo dirigente della DC.
Ma il socialismo praticato da Gino Sacchetti era quello che “risolve i problemi della gente e della Città”, più alla retorica, spesso demagogica e solo parolaia loro declamazione: sicché decide di rompere la sostanziale egemonia sul mondo del lavoro del sindacato della CGIL, localmente diretto dal pur combattivo Mincuccio Bolognino, sindacalista ma anche dirigente del Partito Comunista, e fonda, portandola ad un vero successo, la locale sezione della UIL (Unione Italiana del lavoro): il sindacato più legato al mondo socialista e dunque di cultura prevalentemente riformista.
In non molto tempo la Uil conquista il primato delle adesioni e forma una generazione di dirigenti, dei quali qualcuno ha raggiunto i vertici nazionali, ancora oggi frequentati.
E nel 1970, con una amministrazione retta dalla coalizione DC – PSI, risultata fortemente vincente nelle elezioni amministrative, è eletto con largo suffragio vice Sindaco: un’esperienza destinata a durare l’intero quinquennio, anche per il sodalizio politico e personale da lui intrattenuto con il sindaco Antonio Loiacono e il cui bilancio politico viene tuttora ritenuto altamente positivo.
Circostanze della vita portano Gino Sacchetti a Castellana dove non solo forma una nuova famiglia, nella quale si realizzano finalmente le sue aspirazioni di vita, ma contribuisce a rilanciare, ancora con pieno successo, quella Camera sindacale, sempre della UIL.
Sicchè ormai la sua scelta definitiva è il Sindacato nel quale, per merito suo personale ed esclusivo, raggiunge il vertice della segreteria provinciale, con un piede negli organismi nazionali di categoria, la sua categoria quella dei braccianti che non ha mai dimenticato, e a conclusione viene eletto Presidente del Comitato provinciale presso l’INPS, l’organismo intersindacale costituito per la tutela dei lavoratori verso il maggiore istituto di previdenza.
Questa in breve la biografia di Gino Sacchetti nella quale emerge in particolare la sua capacità di stare sempre e solo da una parte: quella del mondo del lavoro nella cui profondità lui non ha mai dimenticato di avere le sue radici.
Potrei raccontare molto, davvero molto, dei nostri rapporti personali, umani e politici che ininterrotti si sono consumati fino alla fine dei suoi giorni.
Sarebbe troppo lungo; ma non posso omettere di dire che anche quando quelli politici, per ragioni connesse alla “crisi di crescenza” che ebbe il PSI nei primi anni ‘70, subirono una incrinatura questa non influì mai su quelli personali: in particolare nella mia stima e nel mio affetto verso di lui, del tutto ricambiati.
Mi colpì, sul finire del 2024, una sua telefonata nella quale, sovrastato da forte commozione, ebbe a dirmi che aveva appena finito di leggere un mio lavoro (ma di molti anni prima!) nella quale raccontavo di socialisti e di Socialismo.
Perchè Gino, questo è forse un profilo poco conosciuto della sua vita, era di quei lettori definiti “forti” dagli studiosi, per aver letto decine e decine di libri: non solo letti ma con il piacere di raccontarli e discuterne, anche nel dissenso, come qualche volta è capitato di fare anche fra di noi: ormai nella quiete della sua nuova dimora di Castellana e nella serenità della sua Famiglia che lui era solo orgoglioso d’aver realizzato.
Concludo affermando, senza alcuna retorica, che Gino Sacchetti è patrimonio della città di Conversano e che la sua figura meriterebbe di essere studiata e raccontata per il contributo di passione assicurato alla crescita della Città, alla formazione ed elevazione del mondo del lavoro, alla nostra piccola ma grande storia di socialisti.
E mi auguro, davvero, che questo sarà fatto.
Ciao Gino!