E’ ancora autunno in Germania

di Vito Fanizzi (Magistrato della Corte d’Appello di Bari)

Negli scorsi mesi ha fatto rumore la notizia dell’annuale rapporto dell’Ufficio Federale tedesco per la Protezione della Costituzione, dedicato al partito Alternative fur Deutschland ed alla sua compatibilità con l’ordine democratico del paese.

Sono insorti i nazionalisti di tutto il mondo: “è gravissimo” (Matteo Salvini); “l’AFD può contare su di noi” (Victor Orbàn); “questa è tirannia” (J. D. Vance). Trattandosi di attaccare uno Stato del famigerato Occidente, non poteva mancare il “Fatto quotidiano” con un articolo di Massimo Cacciari: “se la democrazia vuol spararsi sulle palle, faccia pure”.

Ma storicizzare aiuta a comprendere.

Il rapporto è l’applicazione di una legge nata all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, nel 1950, che chiede ai partiti tedeschi di rispettare i principi fondamentali della Costituzione: la tutela delle minoranze, il divieto dell’antisemitismo, lo stato di diritto, i diritti inviolabili della persona. Anche l’Italia, in quel momento storico, sentì il bisogno di inserire nella Costituzione il divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista, sotto qualsiasi forma. Due giovani democrazie, che uscivano dal fascismo e dal nazismo, guardavano al futuro (mai più !).

Della norma italiana abbiamo parlato [1], evidenziando come la stessa sia destinata a trovare applicazione di fronte a fenomeni concretamente pericolosi, non alla libera manifestazione del pensiero (comprese le commemorazioni a braccio teso). Anche nella vicenda tedesca si è parlato di messa al bando di AFD ma il rapporto dell’Ufficio Federale attiene ad una fase di verifica molto lontana dal possibile scioglimento, che la Corte Costituzionale può decretare solo in caso di comprovata ostilità all’ordine liberaldemocratico, all’esito di un procedimento complesso che prevede il coinvolgimento anche del Parlamento. Allo stato, AFD è un partito “sotto osservazione”, con la possibilità per il Servizio di ricorrere ad agenti sotto copertura e ad intercettazioni audio e video.

AFD non considera i cittadini tedeschi migrati da Paesi musulmani membri uguali del popolo tedesco, definito su basi etniche. La leader del partito Alice Weidel, con un nonno gerarca nazista ed uno sguardo verso Mosca, parla di “remigrazione”, qualcosa che assomiglia molto alle deportazioni aeree di Trump. Nei congressi del partito, simboli e slogan rimandano più o meno apertamente al nazismo. Si è accertato che due candidati dell’AFD alle ultime elezioni europee, Maximilian Krah e Peter Bystron, avevano rispettivamente assunto una spia di Pechino come assistente parlamentare e ricevuto soldi in contanti da un oligarca ucraino vicino a Putin. E’ vero,  la partita deve essere giocata sul piano della democrazia e del confronto, curando la crescita socio-culturale dei cittadini e dell’opinione pubblica (Mattia Feltri), ma tutto è più grave e complicato nell’era delle fake news, di internet e delle guerre “ibride”.

Fino a che punto si può essere tolleranti nei confronti degli intolleranti ? Il nazismo instaurò la propria dittatura percorrendo la strada elettorale.

La Germania è il paese dove Eduard Dreher, pubblico ministero di un Tribunale speciale del Terzo Reich, dopo la guerra riuscì a diventare Segretario di Stato del Ministero della Giustizia, concependo e facendo approvare, nel 1968, una legge che determinò la prescrizione della maggior parte dei reati in corso di accertamento nei confronti di protagonisti e fiancheggiatori del nazismo. Il caso Collini, un film del 2019 tratto dall’omonimo racconto di Ferdinand von Schirach, narra le drammatiche conseguenze di quella legge.

La Germania è il paese che nella permanenza di germi del nazismo nell’apparato democratico vide l’origine del momento più drammatico del suo dopoguerra: l’attacco allo Stato dei terroristi della banda Baader – Meinhof, sfociato in 34 omicidi (tra l’altro). Lo spiega bene Germania in autunno, un film collettivo girato nel 1978 da alcuni registi tedeschi.

La Germania, al centro della sua capitale, non ha la statua di un eroe nazionale ma un enorme squarcio con 2711 blocchi di cemento, una ferita aperta: il memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa.

Questi fatti contraddittori e dolorosi possono aiutare a capire la decisione dalla quale siamo partiti.


[1] I fascisti non possono parlare ?, aprile 2024.

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2 Comments

  1. Domenico Bulzacchelli says:

    Non risulta chiaro il passaggio dedicato al gruppo comunista rivoluzionario Beider Meinhof, i cui esponenti principali furono suicidati nel carcere di Mannheim e i cui luoghi di sepoltura per anni sono rimasti ignoti per volere del potere politico della Repubblica federale Tedesca. La stessa repubblica che per anni ha considerato fuori legge ogni movimento che si richiamasse al comunismo. La storia comunque la scrivono e la scriveranno i vincitori. Vedo che ultimamente ricevere un finanziamento estero è diventato un quasi-reato; ricordo a me stesso quale è stato il partito Italiano che ha organizzato se stesso e la sua mastodontica organizzazione sulla base prevalente di finanziamenti esteri e per altro di un paese, L’URSS, militarmente e politicamente ” nemico ” nella guerra fredda: il PCI. Lo stesso partito, il cui Segretario ben consapevole del fiume di rubli era lo stesso ” santo laico “, campione postumo dell’ onestà politica, era l’On. Enrico Berlinguer, santificato affinché quella storia, come tutta quella della complessa, e per certi versi drammatica, vicenda della Prima Repubblica italiana, non sia sottoposta al vaglio della critica a storica disincantata senza santi a furor di popolo senza essere mai stati ” beati”.

    1. Vito Fanizzi says:

      Caro Domenico, chiarisco il passaggio dell’articolo dedicato alla banda Baader-Meinhof.
      Quel gruppo terroristico esplicitamente individuava la giustificazione della propria azione, tra le altre, nelle scorie di nazismo all’interno dello Stato democratico nato dopo la Seconda guerra mondiale. Infatti Hanss Martin Schleyer, il Presidente della Confindustria tedesca il cui rapimento si intreccio’ con la tragedia di Stannheim, aveva un passato di Ufficiale nazista.
      La decisione di monitorare l’AFD può quindi trovare la sua motivazione, a mio avviso, anche nell’esigenza di prevenire fenomeni di neonazismo e le sanguinose lacerazioni che questi fenomeni hanno sempre provocato nel dopoguerra tedesco.
      Per una spiegazione più compiuta, rinviavo al film Autunno in Germania. In uno degli episodi del film, Horst Mahler, tra i fondatori del gruppo terroristico, intervistato in carcere, a quelle motivazioni rimanda in modo chiaro.
      Il film smentisce poi la tua affermazione sull’occultamento per anni del luogo di sepoltura dei tre terroristi morti nel carcere di Stannheim. Proprio le immagini del funerale e della sepoltura dei tre, avvenuti il27 ottobre 1977 nel cimitero di Stoccarda, scorrono nell’ultimo episodio del film. È vero, però, che fu un funerale blindato e quasi segreto, per ragioni di ordine pubblico. Infatti in un altro ironico episodio del film, questo di fantasia, alcuni redattori della TV tedesca discutono dell’opportunità di mandare in onda, quella stessa sera, una rappresentazione dell’Antigone di Sofocle, in cui il tema della sepoltura dell’uomo è centrale: il timore di disordini li convince a mandare in onda un documentario sul De bello gallico (!). Va anche detto che, in quel momento, molti cittadini tedeschi quel funerale non lo volevano, per la lunga scia di sangue che i terroristi avevano lasciato. Lo Stato non negò il funerale né la sepoltura.
      Il tuo commento mi suggerisce, poi, un’ultima riflessione. Sono ormai accertati gli appoggi e i finanziamenti che i servizi segreti della Germania est fornirono al gruppo Baader Meinhof. Proprio presso la Stasi, a Dresda, operò dal 1985 al 1990 l’attuale Presidente russo. I finanziamenti dell’URSS al PCI da te citati, di cui ammetto di non sapere molto, confermerebbe la storica vocazione “espansionista” della Russia, della quale ancora oggi vediamo le tragiche conseguenze: se rifletti su tutte queste circostanze, anche i soldi passati dalle mani dell’oligarca amico di Putin al deputato europeo dell’AFD dovrebbero apparirti non proprio innocenti.
      Ti ringrazio dell’attenzione che hai dedicato al mio articolo e ti saluto con affetto.
      Vito