Non è un argomento che attira consensi. E’ invece attrattore di “indifferenza” nel migliore dei casi e “aggressioni” nel peggiore. Parlare di detenuti, di condizioni delle carceri, dell’applicazione dell’art. 27 della Costituzione “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” è ancora un grande tabù, soprattutto nelle nostre comunità. Eppure è risaputo che il sistema carcerario e la sua eventuale efficienza misura il grado di civiltà di una comunità. Ma la logica del “buttare la chiave” è quella prevalente, chi ha sbagliato paghi. Ed è sacrosanto che chi sbaglia e chi delinque debba pagare ma, allo stesso tempo, lo Stato ha il dovere assoluto di applicare la sua Costituzione per la rieducazione di qualsiasi persona condannata. Se non lo fa non adempie ad uno dei suoi compiti primari.
Per non adeguarci alla logica del “buttare la chiave“, abbiamo ascoltato Piero Rossi, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Puglia.
Nella lunga video-intervista abbiamo affrontato i problemi strutturali del sistema penitenziario in Italia e in Puglia, del ruolo dei Comuni, del ruolo del terzo settore, dei percorsi di avvio all’attività lavorativa e di studio dei detenuti, dei luoghi per l’affettività non ancora attivati sia a Bari che a Turi nonostante una sentenza della Corte Costituzionale del 2024 abbia dichiarato illegittimo il divieto di affettività in carcere, del numero dei suicidi, degli errori giudiziari, del sovraffollamento.
Piero Rossi, è nato 61 anni fa e vive a Conversano. È avvocato specialista in diritto minorile e criminologo clinico. Per dieci anni ha insegnato nel corso di laurea per Assistenti sociali all’Università di Bari, ed è stato giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni. È tra i fondatori della cooperativa sociale per ex detenuti Vita Nuova, autore di saggi scientifici, presidente di Confcooperative provinciale del capoluogo pugliese. Attualmente è il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Puglia, nominato con decreto del Presidente della Giunta Emiliano.