Sebbene l’uomo si distingua tra le specie animali in quanto dotato di un linguaggio evoluto, che gli ha consentito di arrivare a vette elevate di pensiero – come la storia della filosofia attesta – vi è sempre qualcosa, dice Dostoevskij, che non riuscirà mai ad esprimere all’esterno di se stesso.
Quindi la nostra difficoltà di comunicazione avrebbe una base ontologica, connaturata alla nostra finitezza congenita. Tanti cuori infranti, quindi, cessino di rammaricarsi per non essere riusciti ad esternare fino in fondo il loro sentire (mi si perdoni questa celia estiva a inizio dell’autunno astronomico).
Da questo punto di partenza, allargherei il discorso alla difficoltà di esprimere fino in fondo, non solo quello che si sente dentro ma persino la comprensione delle cose del mondo. Certo Socrate fu uno dei primi a rilevare ciò, dicendo che saggio è colui che sa di non sapere, ma da matematico non posso non citare il grande logico Kurt Gödel, che nel primo Novecento infranse il grande disegno di costruzione di un edificio logico-matematico perfetto, privo di contraddizioni, giungendo a dimostrare che qualsiasi teoria matematica è incompleta, nel senso che conterrà sempre dei teoremi di cui non sarà possibile capire se sono veri o falsi. Questa indecidibilità della matematica, è stato l’ultimo grande colpo al sogno umano di capire il mondo fino in fondo.
Esistono poi tanti concetti astratti che abbiamo nella nostra mente e che facciamo fatica a definire. Un esempio tra tutti: la bellezza. Sfiderei chiunque a riuscire a darne una definizione comprensibile ed esaustiva, anche se dentro di noi questo concetto alberga e muove assieme all’amore il sole e le altre stelle.
Il riferimento a Dante testé fatto (che mi rimanda sempre alla bella e indimenticata figura del mio professore del liceo “Sante Simone”, Pietro De Filippis) non è casuale, perché voglio concludere questo sassolino impegnativo e, probabilmente, non del tutto coerente, citando il sommo poeta, allorquando nel Paradiso utilizza il termine “squadernare” – in questo caso col significato di “scompaginare” – per dire ciò che, chiaro e compatto (in un volume) al cospetto di Dio, è giunto da noi in modo frammentato e direi a tratti ineffabile.
“Nel suo profondo vidi che s’interna
legato con amore in un volume
ciò che per l’universo si squaderna”