TRA BENE E MALE

[occhiello]

La folgorante dichiarazione di Pascal, “Adamo è mio padre, sono io, ed è mio figlio”, richiama alla mente l’espressione di Tommaso d’Aquino: tutto il genere umano è in Adamo “come un unico corpo in un unico uomo”.
La libertà di Adamo è, dunque, la libertà di ogni uomo e di ogni tempo, così come è dell’uomo di tutti i tempi la grande tentazione di operare la scelta tra bene e male, e ancor più, di decidere quale sia il bene o il male.
Il rischio che Adamo volle correre di scegliere autonomamente il proprio cammino, cominciando così l’avventura di uomo e di uomo peccatore, si rinnova ogni qualvolta l’uomo fa la sua scelta, chiamando bene ciò che è male e male ciò che è bene. Purtroppo, per lo sventurato atteggiamento di Adamo la natura umana è rimasta ferita e più incline verso il male.

La fonte della morale è la legge naturale, scritta nel cuore di tutti gli uomini: essa permette di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male. Il Decalogo, rivelato a Mosé e da lui promulgato, esprime molte verità accessibili alla ragione, mentre le Beatitudini evangeliche perfezionano la legge naturale e quella divina.

L’uomo non poteva – e non può – non avvertire un interiore conflitto tra la legge naturale o quelle rivelate, e la tendenza al male. Sono note le dichiarazioni di pagani, quali Ovidio che scrive: Vedo il meglio e lo approvo, ma seguo il peggio (“Video meliora proboque, deteriora sequor”), o Epitteto che afferma: l’uomo non fa ciò che vuole, fa ciò che non vuole (“quod vult non facit, et facit quod non vult”).
L’apostolo Paolo, poi, nella Lettera ai Romani descrive in termini più drammatici il dissidio interiore tra la “carne” e lo “spirito”: “… io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto…nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; … non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio…nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge…che mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra”. Ed egli esplode, infine, nell’esclamazione: “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?”.

All’incapacità dell’uomo di attuare il bene viene incontro Dio che, come scrive lo stesso apostolo ai Galati, ci ridona la libertà attraverso il suo Figlio: “Cristo ci ha liberati, perché restassimo liberi”. Libertà, tuttavia, sempre compromessa dall’orgoglio e dall’egoismo dell’uomo, intento a far valere la propria autonomia e perfino i propri capricci. E’ l’uomo che desidera la pace, ma prepara la guerra; sogna l’amore, ma vive nell’odio; si veste di agnello, ma dentro è lupo rapace!

Dio non si arrende. Egli, nota lo scrittore Dino Buzzati (1906-1972), nostalgico cercatore di Dio, “se ne sta quieto ad aspettarti, non parla, non si muove… A te scoprirlo […]. Siede in un angolo… Però tu non lo vedi… E così sprechi la vita”. In un altro passo lo scrittore aggiunge: “Dio, pazientissimo, giorno e notte c’insegue, dove meno si pensa ci attende all’agguato…egli viene a tentarci proponendoci la salvezza dell’anima”.

L’inseguimento di Dio è un gesto d’amore, ci ricorda il poeta inglese Francis Thompson (1859-1907) nel poemetto Il Veltro divino: “…con velocità deliberata, e insistenza maestosa / avanzavano i Piedi che m’inseguivano; / e una voce più forte del rumore dei passi / ripeteva: “Nessuno dà rifugio a te, / a te che neghi un rifugio a Me” […]. / Ecco, nulla può accontentarti, / te che non contenti me”.

E mistero resta come possa coniugarsi la “totale opzione del Divino” con la grettezza e l’egoismo umano. Italo Alighiero Chiusano (1926-1995), nella poesia dal titolo Incoerenza, scrive: “Sono certo, Signore – e tu lo sai – / che tu solo, e nient’altro, / mi interessi e mi occupi. / Tutto il resto del mondo, che pure / mi appassiona alla morte, / solo in te mi appassiona, / solo attraverso te. / Come questa totale / opzione del Divino / si accordi con la mia / grettezza, col mio tetro / egoismo, non lo so, è un mistero / che mi lascia sgomento”.

L’aggrovigliato percorso dell’uomo, odissea dello spirito, si fa nostalgia di Dio che, talvolta, matura in profonda conversione.

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