[occhiello]
A Pasqua l’intonazione del “Gloria” nella Messa invita le campane a diffondere nel mondo la gioia della Risurrezione di Cristo.
Risurrezione! Non è rianimazione, cioè ritorno alla precedente vita biologica, destinata, comunque e inevitabilmente, alla definitiva morte. I miracoli operati da Gesù a favore dell’amico Lazzaro, del figliolo della vedova di Naim e della figliola di Giairo si riferiscono a rianimazione di persone che sono definitivamente decedute dopo un periodo di vita più o meno lungo.
Risurrezione, invece, è trasformazione gloriosa del corpo che non perde le sue note identificative nel passaggio ad una vita nuova, non più soggetta alla legge del morire e del divenire.
Le apparizioni di Gesù confermano ed evidenziano la gloria di quel corpo coinvolto nella immolazione redentiva della croce per amore.
D’altronde, come rileva Vittorio Messori, “per nessun ebreo una risurrezione senza corpo, soltanto spirituale, aveva alcun significato.[…] Un ebreo non è un greco, per il quale la sola immortalità è quella dell’anima, liberata finalmente dagli impacci del corpo.
Un ebreo autentico è l’Apostolo Tommaso…: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”.
L’incredulo Tommaso ha aperto così a non pochi il cammino della fede!
La risurrezione di Cristo è divenuta il paradigma universale della nuova dimensione dell’esistenza umana.
Un giornalista e romanziere italiano, Guido Piovene (1907-1974), durante un convegno di scrittori tenutosi ad Assisi, dichiarava con fermezza e a ragione: “Non saprei che cosa farmene di un cristianesimo che non mi promettesse la risurrezione”.
Per Mario Luzi (1914-2005), poeta, saggista e drammaturgo, la risurrezione, in effetti, è “la promessa del cristianesimo”, sulla quale egli scommette. Vi trova, poi, “altissima garanzia anche nella raffigurazione che ne fanno i grandi artisti” come ad es. Paolo Uccello con le sue vetrate e Piero della Francesca con la sua grande tela.
Nella lirica, dedicata a sua madre, “Le campane del Gloria”, dalla quale abbiamo estratto un verso (“il Gloria al vento è la sola voce del mondo”), Pier Paolo Pasolini (1922-1975), estroso e tormentato poeta, scrittore e cineasta, affida il messaggio pasquale di lode e di gioia alla voce delle campane.
L’antico suono possa produrre in questo periodo pasquale un brivido nuovo che risvegli in noi la luminosa presenza del Cristo risorto.