Sciopero generale: “Andate a lavorare”

Leggo diversi commenti di destr(utturati) che vomitano quantità industriali di bile sulle manifestazioni di questi giorni. Gli argomenti sono sempre gli stessi, fritti e rifritti: andate a lavorare, il weekend lungo, non serve ai palestinesi, i croceristi della flottilla, c’è ben altro per cui scendere in piazza e così via. Bene, anzi benissimo. Non c’è miglior controprova che questi signori siano privi di qualsiasi argomento e sanno solo ripetere a pappagallo ciò che gli viene insufflato nelle orecchie dalla madre cristiana d’italia che a sua volta ripete meccanicamente quello che gli viene insufflato dal ciuffo cristiano del FarWest.

Naturalmente, va anche detto che andando a vedere i loro profili si scopre che spesso risultano essere fantomatici Creator Digitale, qualunque cosa questo significhi. Quindi, presumo che ci siano anche valanghe di troll tra i commentatori e questo la dice lunga sulla macchina del fango messa in piedi da questa destra.

Ormai è chiaro che le piazze che ribollono di studenti, famiglie, lavoratori fa salire il sangue agli occhi ai “nostri” governanti e ai loro giannizzeri. I vocaboli Democrazia e Solidarietà non sono riportati nel loro abbecedario, quindi, rispondono nell’unico modo a loro congeniale, vale a dire con l’offesa gratuita infarcita di falsità, ignoranza e odio.

 Decine di migliaia di morti, intere città rase al suolo, ospedali, scuole, abitazioni distrutte per loro non sono un motivo sufficiente per scendere in piazza e chiedere a questo governo pavido che li rappresenta (e che, purtroppo, rappresenta anche chi non li ha votati) di prendere posizioni nette e inequivocabili contro uno stato governato da criminali assassini.

L’uccisione mirata di giornalisti, medici, profughi inermi non è sufficiente per scendere in piazza?

La fame e la sete usate come armi di guerra non sono sufficienti per scendere in piazza?

L’infamia dei soprusi perpetrati in Cisgiordania da delinquenti che continuiamo a definire coloni non è sufficiente per scendere in piazza?

Decine di migliaia di bambini massacrati non sono sufficienti per scendere in piazza?

Abbordare imbarcazioni in acque internazionali e sequestrarne illegittimamente gli equipaggi non è sufficiente per scendere in piazza?

No, per i destr(utturati) nostrani non è sufficiente. L’amico Netanyahu e la sua cricca fascista va difesa con tutte le menzogne possibili e con la delegittimazione di chi non fa altro che denunciare questa ignobile situazione che è sotto i nostri occhi. Esemplare il caso di Francesca Albanese, Relatrice speciale dell’ONU, dileggiata, screditata, additata come una terrorista solo perché, dati alla mano, ha denunciato, in maniera incontrovertibile, un genocidio (termine che turba le delicate coscienze di alcuni).

Adesso si sono fatti tutti cultori del ramoscello d’ulivo dopo che il loro capobanda americano con il suo fedele esecutore israeliano si è inventato un’improbabile “piano di pace” senza nemmeno far finta di consultare un palestinese per chiedere cosa ne pensasse.

Va detto e affermato con forza che ribellarsi a questo stato di cose è giusto e doveroso. Scendere in piazza è prima di tutto un dovere morale e civile.

Chiunque abbia anche solo un briciolo di coscienza deve ribellarsi al disastro umanitario che è sotto i nostri occhi e non girarsi dall’altra parte. Bisogna fermare il genocidio con tutti gli strumenti a nostra disposizione rispondendo alla brutale violenza di uno Stato, di cui si è impadronito una banda di assassini, con la non violenza e con la forza della ragione, che è tutta dalla parte di chi manifesta.

Quegli altri, le madri e i padri cristiani italiani (a prescindere che si chiamino Gioggia), rosicassero e ingoiassero bile di fronte alle piazze piene, tanto non riusciranno a fermare con le loro menzogne le centinaia di migliaia di giovani, donne e uomini che hanno deciso di stare dalla parte dell’umanità.

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