Una visita durata otto giorni di cui quattro passati in autobus. Le emozioni forti alla fabbrica di Schindler e al campo di concentramento di Auschwitz- Birkenau
Il 16 gennaio scorso, in dodici ragazze siamo partite con l’associazione “Treno della memoria“, destinazione: Cracovia e i luoghi della memoria dell’Olocausto. Abbiamo intrapreso questo viaggio con la consapevolezza di andare incontro a emozioni fortissime, che avrebbero lasciato un segno indelebile in noi. Inizialmente, infatti, non sapevamo che la nostra vita sarebbe cambiata da quel momento in poi e che saremmo diventate delle testimoni passive di tutto ciò che abbiamo visto.
Questa esperienza ci ha permesso di “aprire gli occhi” su quanto il passato sia stato crudele e su quanto siano ancora presenti le sue conseguenze nella quotidianità attuale, ed è per questo che ora, più che mai, sappiamo che tocca a noi agire per cambiare in meglio la nostra società.
Il nostro viaggio è durato otto giorni, di cui quattro trascorsi in autobus da Bari a Cracovia e viceversa, e altri quattro, in cui abbiamo scoperto Cracovia, il suo quartiere ebraico, la fabbrica di Schindler, la Sinagoga Remuh, il campo di Plaszow e i campi di concentramento di Auschwitz- Birkenau. Oltre a queste visite guidate, abbiamo assistito a spettacoli teatrali e partecipato ad assemblee con tutti gli altri gruppi di ragazzi. Ad accompagnarci due educatrici e due guide, che ci hanno trasmesso le loro conoscenze, fornendoci informazioni in modo accurato e sincero. L’evento che ci ha segnato maggiormente è stato la visita ai campi di Auschwitz-Birkenau, poichè abbiamo immaginato i deportati, siamo riuscite a percepire l’aria “pesante”, opprimente, spettrale e quasi a respirare le loro anime. A crear maggior turbamento è stato il non poter vedere la fine del campo ed il fatto che una distesa tale, completamente ricoperta di neve, ospitasse ricordi così macabri. Abbiamo visto le foto di come vivevano e tutti gli oggetti sequestrati al loro arrivo nei campi, come valigie, scarpe, occhiali, e persino capelli. Inoltre, abbiamo camminato sulle stesse strade dove sono stati uccisi ebrei, polacchi, omosessuali, politici, prigionieri di guerra sovietici, rom, disabili… : tutti innocenti e umani. Oltre a ciò, abbiamo osservato le foto dei loro volti pieni di paura, speranza o terrore, poi le camere a gas. Ci sono state spiegate le loro condizioni di vita, le torture che subivano, il modo coraggioso con cui provavano a sopravvivere e ciò ci ha lasciato senza parole e con un peso sul cuore.
Ricordare il passato è fondamentale ed essenziale per la società, perchè ciò che ci sembra essere accaduto e terminato settant’anni anni fa, in realtà ha ancora i suoi effetti nel presente. Purtroppo, ancora oggi, molti comportamenti, violenti e intolleranti, vengono accettati o ignorati.
Dobbiamo tutti accogliere le differenze che ci rendono unici, tutti importanti e sullo stesso livello; non esiste qualcuno di superiore o inferiore perchè siamo tutti uomini e per questo degni di vivere pacificamente.
E così abbiamo concluso il nostro viaggio, o forse è iniziato proprio da quel momento; si dice che il treno della memoria cominci al ritorno.
Da quel treno non vogliamo più scendere, per far sì che la speranza e la memoria continuino a vivere, e che il silenzio non sia più un complice di altre pagine cruenti di storia. Ringraziamo il nostro Liceo “San Benedetto” per averci offerto questa possibilità memorabile, l’associazione del “Treno della memoria”, le educatrici e i compagni di viaggio che hanno reso unico il nostro gruppo S, le professoresse Masi e Aprea che ci hanno affiancate e supportate sia nei momenti di gioia che di commozione. Vogliamo ringraziare noi stesse per aver creato un legame indissolubile che farà parte dei nostri ricordi per sempre. Infine, consigliamo vivamente a tutti di intraprendere questo viaggio nella memoria per cambiare radicalmente la propria concezione di vita.
A cura delle studentesse Pamela Pasqualicchio, Francesca Impedovo, Stefania Scorcia, Alessia Vacchiano, Martina De Leonardis, Rosa Laricchia.