Il criminale di San Pietroburgo e la vita umana

Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico cekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino”.

Nella vicenda dell’esplosione dell’aereo che trasportava Prighozin, lo scorso 23 agosto, c’è un aspetto non evidenziato abbastanza: la morte di almeno tre innocenti assoluti, i due piloti e la hostess. Nessun giudice russo scriverà in una sentenza quello che tutti sanno e pensano, ma un indizio può confermare quello che tutti sanno e pensano. Nell’ottobre del 2002 quaranta terroristi ceceni presero in ostaggio 912 spettatori di un musical, all’interno del teatro Dubrovka di Mosca. Il blitz con misteriosi gas tossici pompati nel teatro, ordinato da Putin, provocò la morte non solo dei terroristi ma anche di decine e decine di ostaggi, tra cui 10 bambini. Ogni tentativo dei parenti di sapere la verità è stato vano, nonostante un’ingiunzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sbeffeggiata dalla Corte Costituzionale russa, di svelare il gas utilizzato durante l’operazione. Nella Russia di Putin la vita umana è un dettaglio trascurabile nella risoluzione delle
faccende di Stato e i giudici si girano dall’altra parte. Il 15 febbraio del 2006 la Corte Costituzionale tedesca dichiarò l’illegittimità di una legge che, sulla scia degli eventi dell’11 settembre 2001, consentiva all’aviazione militare di abbattere aerei civili oggetto di dirottamento e di possibile minaccia contro obiettivi civili o militari.
Nel famigerato Occidente la vita degli uomini conta e i giudici non si girano dall’altra parte. Quando parliamo della guerra in Ucraina, riflettiamo anche su questo. Due modelli alternativi di Stato sono nel futuro degli ucraini. E’ loro diritto scegliere quale.
Quando Putin parla dell’Ucraina come Russia o della rivoluzione di Piazza Maidan come un colpo di stato dell’Occidente, deve spiegare perché nessuno dei milioni di profughi provocati dalla guerra ha preso la strada di Mosca. Anzi sì, qualcuno ha fatto quel percorso: le migliaia di bambini ucraini deportati dalle aree occupate.

Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa in Russia nel 2006
Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa in Russia nel 2006

Post scriptum. Le parole che precedono queste riflessioni sono di Anna Politkovskaja, uccisa il 7 ottobre del 2006, giorno del compleanno del criminale di San Pietroburgo. Quest’ultima definizione non è arbitraria: il 17 marzo del 2023 la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin per crimini di guerra, proprio per la vicenda dei bambini deportati.

di Vito Fanizzi (Giudice della Corte di Appello di Bari)

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