“…lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata…(Giuseppe Ungaretti, Natale)

Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo / di strade // Ho tanta / stanchezza / sulle spalle // Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo / e dimenticata // Qui / non si sente / altro / che il caldo buono // Sto / con le quattro / capriole / di fumo / del focolare.  (Giuseppe Ungaretti, “Natale”)

È molto facile, alla vigilia del Natale, cadere nella trappola della retorica, rifugiandosi nelle convenzioni. Ecco perché preferisco ricorrere alla voce di un grande poeta, capace di tornare all’implicazione universale di questa festività.
E tale implicazione, figlia del momento lieto e caro a tutti che è quello della nascita, è senz’altro la ricerca di un’intimità e di un calore che il più delle volte solo il focolare domestico riesce a dare.
La società dei consumi ci porta molto spesso ad essere vittime del rito dei regali che ci fa tuffare nel gomitolo di strade dello shopping. Papa Francesco ha ammonito di non usare il Natale come momento in cui darsi allo spreco.
Ungaretti nella poesia rimarca un momento di solitudine nelle festività che forse solo i poeti, che sono sempre in compagnia delle proprie visioni (molto bella quella delle capriole di fumo), riescono ad affrontare e a superare.
Ricordo, da insegnante di un corso serale per lavoratori, che l’ultimo giorno prima della vacanze natalizie, nello scambiare gli auguri con gli studenti, vi era sempre qualcuno che rimarcava come per lui (o lei) il periodo natalizio coincideva con un insopportabile momento di solitudine. E questo è da evitare.
Purtroppo nel mondo vi sono tanti che non possono permettersi neanche il tepore casalingo. Penso agli sfollati di Gaza, agli ostaggi israeliani, a chi sfugge dalle guerre e dall’indigenza economica trovandosi fuori dal proprio luogo di origine. L’elenco potrebbe continuare.
A tutti loro, assieme a voi tutti, care lettrici e lettori, con i significati ora esposti, va il mio sincero augurio di Buon Natale.

 

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