La scuola è la prima cosa a cui si pensa quando si parla di educazione. Ed è effettivamente un passaggio fondamentale per ogni giovane. Un genitore consegna il cervello dei suoi figli nelle mani degli insegnanti, e lo ritira poi a fine studi, sperando che in tutti quegli anni sia stato arricchito non solo di competenze e di cultura, ma anche di valori e della capacità di capire il mondo in cui vive. Non sono però soltanto i genitori a consegnare il cervello alla scuola, è l’intera comunità. Perché è dalla scuola che uscirà anche il cervello del paese (Piero Angela)
Ha lavorato sino alla fine, Piero Angela. Sia in televisione che nella pubblicazione di testi. In quest’ultimo caso ha voluto scrivere un piccolo libro-testamento, “Dieci cose che ho imparato”, da consegnare alle nuove generazioni. Un capitolo è dedicato alla scuola, con l’incipit su riportato.
Con la lucidità e con la capacità comunicativa che gli conosciamo, è stato in grado di mettere in evidenza alcuni punti cruciali. Ossia che la scuola non solo deve essere in grado di fornire competenze e conoscenze, ma – ed è estremamente importante – deve creare una solida scala di valori e, inoltre, deve consentire allo studente o alla studentessa di comprendere meglio il mondo.
Gli insegnanti hanno dunque da sempre questo compito importantissimo e multifunzionale, che oggigiorno è diventato sempre più gravoso, perché il mondo sta cambiando in modo rapidissimo ponendo sfide continue sia dal punto di vista delle discipline, sempre più sofisticate, sia riguardo alle questioni che attengono alla formazione della persona.
Anche il sistema politico deve affrontare questa sfida titanica, con riforme oculate, rimuovendo le logiche ideologiche e alzando lo sguardo verso le cose alte.
Altrimenti il cervello del paese rischia di diventare microcefalo.