Fanizzi e Santamaria: “Le nuove analisi dell’Arpa confermano contrada Martucci come sito non idoneo per discariche”

I due storici assessori all’Ambiente dei comuni di Conversano e Mola di Bari commentano i risultati resi noti dall’Arpa e confermano le proprie opinioni “storiche”

Conversano – Dopo aver letto le analisi dell’ARPA sulle acque campionate nei pozzi della discarica di contrada Martucci, abbiamo chiesto un’opinione a Pietro Santamaria e Francesco Paolo  Fanizzi.

Il prof. Pietro Santamaria, di Mola di Bari, ordinario del settore scientifico di orticoltura e floricoltura presso l’Università di Bari, e il prof. Francesco Paolo Fanizzi, di Conversano, ordinario di chimica generale e inorganica presso l’Università del Salento, hanno sostenuto ripetutamente l’inadeguatezza di contrada Martucci ad ospitare discariche e il loro impegno li ha portati in passato a rivestire il ruolo di assessori all’ambiente dei rispettivi Comuni di appartenenza.

Cosa ne pensa delle recenti analisi eseguite dall’ARPA in contrada Martucci?

Professor Santamaria: Quanto emerge dalle analisi condotte dall’ARPA dimostra ancora una volta che la discarica non solo va “tombata” ma non doveva essere realizzata in contrada Martucci. Contrada Martucci ricade in un territorio carsico non idoneo per simili insediamenti (oltre che essere incompatibile con l’agricoltura, con ciò che lì si produce e con ciò che noi mangiamo!). Sono ormai 40 anni che lo dico. E con gli anni molti dimenticano anche l’indimenticabile…
Ora che sono emersi i nuovi dati (con ammonio e tetracloroetilene nelle acque di un pozzo a valle della discarica) alcuni continuano a dubitare che la causa sia la discarica. Lo hanno fatto anche quando io, fra i primi, segnalai la presenza di nitrati nelle acque di falda a valle della discarica. I tecnici e luminari ingaggiati dai gestori della discarica affermarono che i nitrati provenivano dall’agricoltura, dalle concimazioni azotate, e non dalla discarica, sottacendo il fatto che, comunque, se i nitrati raggiungono le acque a centinaia di metri di profondità significa che siamo in un territorio che non è adeguato a reggere una discarica, a scongiurare il pericolo che il percolato prodotto dai rifiuti possa raggiungere la falda (l’enorme falda che tra l’altro diluisce tutto).
Vorrei ricordare che il 13 settembre 2006 il Comitato regionale per la VIA, presieduto dall’allora Assessore all’Ecologia, Michele Losappio, espresse parere favorevole alla realizzazione dell’impianto complesso per il recupero energetico dei rifiuti urbani a servizio del bacino BA/5 «esclusivamente in considerazione del contesto determinatosi nella Regione Puglia in materia di smaltimento rifiuti e della conseguente e persistente emergenza e con lo scopo di completare il ciclo integrato di gestione dei rifiuti». Questa motivazione si ripeterà a breve: invocano sempre l’emergenza rifiuti per aggirare l’obbligo di prevenire il danno ambientale. Ora viene fuori che nelle acque di falda c’è ammonio. Nel percolato le concentrazioni dello ione ammonio sono elevate perché le proteine della sostanza organica biodegradabile dei rifiuti subiscono l’idrolisi e la fermentazione e rilasciano ammonio. Questa volta sarà difficile attribuire la presenza di questa forma chimica dell’azoto all’attività agricola. L’ammonio dei concimi viene fissato sui minerali argillosi del terreno e/o ossidato con formazione di nitrati. Quello rilevato nelle acque di falda (nonostante la diluizione) non può che derivare dalla discarica.

Professor Fanizzi: Le ultime analisi confermano quello che ha sempre dichiarato l’ex tavolo tecnico istituito con mozione di accompagnamento al piano approvata dal Consiglio Regionale Pugliese ai fini della verifica della inclusione del sito nel piano regionale dei rifiuti precedente a quello vigente. Le conclusioni di quel tavolo fatte proprie dai consigli comunali di Mola e Conversano stabilivano che il sito di contrada Martucci andava stralciato già nel precedente piano regionale dei rifiuti e soprattutto non poteva essere utilizzato come discarica. La novità è che adesso i dati che suggeriscono la stessa soluzione si riferiscono non al monitoraggio di pozzi già disponibili sul territorio ma a pozzi spia specificamente realizzati sul luogo. Le analisi Arpa su quei pozzi hanno chiaramente dimostrato la presenza di una falda in pressione con ovvie capacità di diluizione. Ciò nonostante, per alcuni analiti, per i quali si è determinata la concentrazione, si è vista una distribuzione spazialmente significativa con valori più bassi a monte e più alti a valle del flusso di falda rispetto al sito dell’impianto. Ciò ha riguardato non solo i nitrati, prodotto azotato finale dei processi ossidativi della sostanza organica ma anche l’azoto ammoniacale direttamente correlabile alla decomposizione di materiale biologico. A ciò si aggiunga la presenza di tetra cloro etilene un solvente industriale, rilevato sempre con la stessa distribuzione spazialmente significativa. Peraltro queste evidenze sono state opportunamente evidenziate dai tecnici dell’ARPA nella loro relazione. Personalmente, indipendentemente dal necessario stralcio del sito dal piano regionale, almeno per quanto riguarda qualsiasi attività di discarica, sono sempre stato convinto della necessità di effettuare un monitoraggio continuo dell’area. Questo andrebbe effettuato determinando la distribuzione spaziale di un numero molto maggiore di analiti anche se presenti al di sotto di valori soglia. Ciò per verificare come varia la loro concentrazione a monte ed a valle del flusso della falda rispetto al sito dell’impianto tenuto conto della capacità di diluizione della stessa falda.

E’ chiaro il ragionamento dei due docenti: urgono interventi strutturali in quanto non parliamo solo di ipotetico disastro ambientale ma anche di  sanitario, considerando l’aumento di  malattie oncologiche che si osservano nel nostro territorio. Purtroppo di questi temi si parla sempre meno e si parla solo in campagna elettorale con la classe politica che si rimpa le responsabilità.

Che fare adesso? Intanto ricordare il comunicato stampa della Procura di Bari, diffuso il 23.04.2013, dove era chiaramente riportato che “riscontri documentali e testimoniali hanno consentito di accertare la strutturale inidoneità morfologica del sito di contrada Martucci.” Perché in quel momento la Procura di Bari scrisse quel comunicato stampa? Esattamente perché fu accertata la presenza di vore (fenomeni carsici tipici del nostro territorio che prendono la forma di profondi imbuti che fanno defluire velocemente nel sottosuolo le acque delle piogge nonché il percolato dei rifiuti). E senza dimenticare che il D.Lgs. 36/2003 afferma che le discariche non vanno ubicate “in corrispondenza di doline, inghiottitoi o altre forme di carsismo superficiale“.
Diciamo che questa è un’altra tra le centinaia di fasi cruciali per il destino di contrada Martucci. La palla passa alle diverse amministrazioni, da quelle comunali come Conversano e Mola di Bari, a quella regionale sempre più silente se non ambigua nelle scelte. Aspettiamo risposte in quanto i cittadini hanno esaurito le domande. E che siano definitive e, possibilmente, “tombali”.

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