Questa volta tocca a Michele Boccardi, noto imprenditore turistico di Turi ed ex senatore del centrodestra, che come d’incanto diventa, e non si sa con quale procedura o elezione democratica, coordinatore del movimento civico “Con“, fondato dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. La moda corrente è questa: “sei del centrodestra? Bene, vieni con noi e ti affidiamo subito un incarico. Se non da boiardo di stato almeno da coordinatore di un movimento civico“. E il bello è che una larga parte di personale politico, scadente e a volte imbarazzante, accetta la lusinga e contribuisce a creare confusione in nome del potere e della sua gestione. Unico collante che contribuisce da solo all’autogiustificazione dell’incoerenza assurta a valore e che vorrebbe mandare in soffitta la “coerenza” politica.
Si dirà che la coerenza è morta, che la politica è tutta uguale e che destra e sinistra sono due categorie del novecento.
Non si dirà che basterebbe guardare le scelte del governo Meloni per capire immediatamente la necessità di continuare a combattere per le disuguaglianze.
Si dirà che l’azione dei corpi intermedi (partiti e sindacati) è inutile da tempo.
Non si dirà che in quei corpi intermedi i capi di questi movimenti trasversali, con in testa il presidente Emiliano e il sindaco Decaro, hanno i propri uomini e donne a “coprire” la zona per zittirla e renderla innocua.
Si dirà che il governo è “a tutti i costi” e che la politica la possono fare solo i sindaci e gli assessori.
Non si dirà che le peggiori pratiche di chi amministra quando diventano modello per il dibattito politico non sono più nemmeno vincenti.
Si dirà che in politica contano i risultati e i voti.
Non si dirà che da un pò di tempo latitano anche quelli a meno che non siano considerati vincenti i modelli “altamurani” (un agglomerato di liste civiche con all’interno in bella mostra anche esponenti della Lega accanto ad alcuni del PD che non sono nemmeno riusciti a presentare una lista) o quelli “monopolitani” dove il PD è stato “coscientemente” ridotto al 3% e gli ordini baresi hanno indicato di votare per il candidato del centrodestra che ha raccolto più del 70% di consensi.
E’ questa la situazione politica nella nostra regione, al momento. Con chi vuole farci morire politicamente “ambigui” e senza spina dorsale e chi pensa che la cuccagna sia destinata a durare nel tempo.
I leader attuali dell’area di centrosinistra (?) Emiliano e Decaro sembra non suscitino più entusiasmi e suggestioni. Il primo concentrato sulle pratiche di governo con una prevalenza per quelle di potere, il secondo immobile e circondato da un consenso personale sicuramente giustificato da buone pratiche di governo della città di Bari, ma che non si trasforma in modello alternativo a quello del presidente della regione. Del quale, in alcuni casi in provincia di Bari, ricalca esattamente le orme quanto a metodi di reclutamento dei consensi.
Dall’altra parte il centrodestra è concentrato sulla sbornia della vittoria alle elezioni politiche dello scorso settembre e non riesce ad esprimere alcuna prospettiva se non quella di “voler riconquistare Bari e la Regione Puglia“. E, soprattutto, il centrodestra è palesemente vulnerabile dato che molti dei suoi uomini cedono alle lusinghe del potere, anche semplici strapuntini, che vengono loro offerti in special modo dal presidente Emiliano.
Se questa situazione è la fotografia dell’esistente, è ancora una volta nelle mani del Partito Democratico il compito di dare segnali diversi da modelli organizzativi tutti concentrati sul potere, come sostantivo e non come verbo. Riusciranno i vertici regionali e provinciali del PD, in questo caso, a costruire un’organizzazione per consentire a tutte e tutti i militanti e simpatizzanti di sperare in un futuro migliore che si possa basare su valori quali il lavoro, la capacità di saper fare scelte sull’ambiente capaci di salvaguardare il pianeta e le nostre città, contrastare fino all’esaurimento il sistema dei diritti sociali a partire dal salario minimo fino ai diritti civili? Non è un compito facile ma il PD deve provarci, e lo deve fare per consentire a chi in quel partito ci crede di continuare a farlo perché il Sol dell’Avvenire non sia solo un’utopia o un sogno come nel film di Nanni Moretti.
Altrimenti prepariamoci ad assistere a campagne elettorali nella nostra città capoluogo nel 2024, e poi in regione, dove l’area di centrosinistra possa trovarsi nelle condizioni di votare (sarà difficile che in molti lo facciano) per Michele Boccardi il quale è una persona a modo, educata e simpatica. Ma che non ha nulla a che fare con un progetto politico chiaro e, senza far ricorso al modello novecentesco, possa far tornare al centro del dibattito la politica famosa, quella con la P maiuscola fatta di comunità che crescono e non di individualità che prosperano.
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Chapeau. Hai centrato il problema. Permettimi: poveri voi. Non noii, considerato l’imminente ingresso negli ottanta.