“La cinepresa è uno spregevole meccanismo. Quello che conta è la poesia” (Roberto Rossellini)

Sta chiudendo i battenti il BIFEST, il festival internazionale barese del cinema. È una manifestazione ormai consolidata e di grande successo. Il suo direttore, Felice Laudadio, ha avuto la felice (mi si perdoni il gioco di parole) idea di celebrare il festival nel cuore del capoluogo pugliese, ossia nel quadrilatero dei suoi grandi teatri: il Petruzzelli, il Piccinni, il Margherita e il Kursaal Santa Lucia. Questo non avviene né a Venezia, con l’esclusivo Lido, né a Roma, al periferico Parco della Musica.

Questa peculiarità ha reso il Bifest un evento popolare. Chi ha una certa età, come lo scrivente, non può non emozionarsi nel vedere le platee delle sale piene di spettatori, cosa che avveniva nel cinema degli anni d’oro, ormai lontani. Molto bello anche sentire mille commenti sul film a proiezione finita.

Ma la cosa più importante del festival è la sua attenzione alla qualità dei film. E il Panorama Internazionale, con i suoi 12 film in concorso, ha permesso di vedere opere di livello, sia da un punto di vista poetico che, in taluni casi, come denuncia sociale. La presenza di ben due film iraniani è stata a questo proposito molto significativa.

Per tutte queste considerazioni la frase del grande regista Roberto Rossellini, che sottolinea il primato assoluto della poesia sulla tecnica, deve essere di monito a chi crede – e penso all’ultimo premio Oscar – che la nuova strada del cinema sia quella verso il multiverso.

 

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