Le polpette avvelenate la causa dell’avvelenamento nelle campagne putignanesi
Putignano – Diana, Biancospino ed altri otto cani, alcuni di proprietà e alcuni randagi nelle ultime settimane sono stati avvelenati nelle campagne putignanesi.
I cani non erano aggressivi e soprattutto Diana e Biancospino, affidati alle amorevoli cure della dottoressa Giulia Schino, erano molto docili e abituati alla convivenza con l’uomo.
La morte per avvelenamento non è indolore e soprattutto non è immediata; basta avviare una superficiale ricerca su google e la prima risposta che appare e:”La morte dell’animale, in questo caso, sopraggiunge per anossia a causa dello spasmo dei muscoli respiratori. Il veleno per topi, invece, causa emorragie interne e tra i sintomi a cui va incontro l’animale troviamo: respirazione difficile, pallore alle mucose e forte indebolimento generale”. Pertanto l’autore del gesto criminale ha sadicamente sparso polpette avvelenate per la campagna sapendo a cosa andavano incontro i cani. E, nel caso non lo avesse saputo, vuol dire che ha compiuto questo gesto per noia non valutando che le polpette potevano essere toccate o ingerite da bambini.
Non va sottovalutato il dolore che la morte dei cani ha provocato. Lo si legge sui volti di Giulia, Irene e di tutte le persone che conoscevano bene i cani e si sono avvicinati per esprimere la loro indignazione e manifestare la loro solidarietà.
Non va dimenticato che l’avvelenamento dei cani è un reato ed infatti è stata presentata una denuncia che ha allertato la Polizia Locale, carabinieri e ASL che stanno indagando con l’ausilio di cani molecolari, per ricercare le esche avvelenate, e con il supporto dell’istituto zooprofilattico che sta provvedendo ad eseguire le autopsie.
E’ inutile fare considerazioni “sull’umanità” del responsabile ma a tutti quanti quelli che dovessero pensare: “vabbè, tanto sono solo dei cani” va ricordato che ASL, IZS, carabinieri, Polizia locale non lavorano gratuitamente e pertanto il costo di questa carneficina peserà su tutta la collettività.