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Non c’è bisogno di governare per crescere insieme a tutta la città. L’esempio della mostra a cielo aperto “Indifferenze”
Una delle quindici foto posizionate sul percorso

Non c’è bisogno di governare per crescere insieme a tutta la città. L’esempio della mostra a cielo aperto “Indifferenze”

Perché è importante tornare a coltivare l’ambizione, senza che questa diventi arroganza. Il progetto della mostra “Indifferenze” di Fabio Bucciarelli, inaugurata due giorni fa alla presenza dell’autore e del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico ha fatto tornare, dopo anni in cui si è fatto ricorso solo ad iniziative limitate alla fruizione locale e il più delle volte effimere, all’ambizione di vedere proiettato il proprio territorio in una dimensione nazionale e internazionale. La presenza della terza carica dello Stato ha suggellato l’ambizione della Fondazione di Comunità d’Arti di fare un salto di qualità nell’investimento culturale, di risorse e di proposte. Il tema scelto, le guerre e le povertà nei sud del mondo declinato attraverso le indifferenze di cui gli uomini sono capaci di fronte ai drammi, è argomento di grande attualità e contemporaneità. Così come l’interprete individuato, un fotoreporter come Bucciarelli appena reduce dall’Ucraina e da Kiev, rappresenta la volontà della fondazione d’Arti di misurarsi con chi ha una visione planetaria del mondo e non locale o parziale. Misurarsi e far misurare la comunità, non solo quella strettamente paesana, con quello che succede in ogni dove, soprattutto dove va in scena la lotta per il potere attraverso la guerra.
Questa mostra durerà fino a tutto il 31 ottobre, sarà visitabile ventiquattro ore su ventiquattro e costringerà molti a non rimanere indifferenti. Ricevere, con lo stesso effetto di uno schiaffo, la visione di una delle quindici foto nel percorso del museo all’aperto tra le vie del centro storico, sarà il vero motivo portante della proposta culturale tutta proiettata verso la consapevolezza della realtà del mondo rispetto alla realtà propinata e/o percepita.
La mostra, nuova nel suo genere per il luogo, le strutture, la qualità delle foto e la sua funzione di trasformazione di strade in museo diffuso, è stata fortemente voluta e realizzata da una fondazione di comunità che opera prevalentemente nel centro storico. E’ la dimostrazione che non c’è bisogno di governare un territorio per proporre e realizzare progetti che abbiano una visione extrapaesana. Da fuori si possono fare proposte e inventarsi nuovi format di socialità per stimolare la riflessione sui temi più duri e spietati che la storia ci sta consegnando abitualmente. Tutto ciò per dire che questa mostra, come altre pochissime iniziative, sta facendo lo sforzo di innalzare l’asticella dell’attenzione su ciò che accade nel mondo che, vuoi o non vuoi, è cosa diversa da quello che una comunità chiusa può offrirti. Saremo, fino al 31 ottobre, in un museo all’aperto dove non ci sono biglietti, non ci sono barriere e nemmeno orari da rispettare. Solo riflessioni e voglia di ricevere quindici schiaffi, tanti quante sono le foto esposte, per non rimanere più indifferenti. La rinascita di una comunità parte da questi segnali ambiziosi che non devono mai sfiorare l’arroganza. Per tornare ad essere comunità viva e propositiva che finalmente riesca a fuoriuscire dalla superficialità, da proposte raffazzonate o, peggio, da recinti mentali.

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