Non si può paragonare la storia dei deportati con quella di coloro che non accettano le restrizioni dovute alla pandemia
Il 27 gennaio di ogni anno, in ricordo della liberazione di Auschwitz da parte dei soldati russi, celebriamo la giornata della memoria. Grazie a questa giornata e soprattutto a testimonianze, film, libri e fotografie abbiamo conosciuto quella che è stata la più grande tragedia del secolo scorso. La ferocia con cui alcuni uomini si accanirono contro altri uomini è inquietante. Ogni giorno dovremmo ricordare per evitare che quelle idee tornino ad essere maggioranza; invece partendo dalle semplici manifestazioni sportive si continua ad offendere l’avversario utilizzando aggettivi come ebreo, zingaro, frocio ecc.
Un nutrito gruppo di cittadini recentemente ha cominciato a denunciare il proprio disagio e a paragonare la propria condizione di vita simile a quella dei deportati, denunciando un nuovo olocausto.
Ma da dove nasce questa convinzione? Vivono in campi di concentramento? Sono stati deportati? Vengono nutriti con una misera brodaglia due volte al giorno? Rischiano di morire gasati? Niente di tutto questo. Hanno semplicemente subito delle restrizioni perché rifiutandosi di vaccinarsi non possono esibire il green pass. Molto strano se si pensa che per anni hanno subito in silenzio la presenza della malavita organizzata, la distruzione del proprio territorio, la mancanza di politiche giovanili, l’assenza di posti di lavoro. Quindi cosa ha spinto molte persone a manifestare vestiti con abiti a strisce? Probabilmente un desiderio di provocazione, non voglio pensare di emulazione perché i paragoni utilizzati offendono i milioni di morti che l’olocausto ha causato. Vale la pena, prima di tentare qualsiasi paragone, leggere o rileggere Se questo è un uomo di Primo Levi e ricordare quello che diceva Philip Roth a proposito di questo libro. Per Roth Se questo è un uomo è stato il libro più importante della sua vita perché, dice, dopo averlo letto non vieni semplicemente a sapere che è esistito l’orrore di Auschwitz. Dopo averlo letto non puoi più dire di non esserci stato ad Auschwitz. Non vieni soltanto a conoscenza di quello che è successo, ma sei lì e hai la certezza che la tua vita non possa più andare avanti senza metabolizzare quella esperienza.