Uccidete me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai. (Giacomo Matteotti)

Sabato 25 settembre 2021 cade il centenario del barbaro assassinio di Giuseppe Di Vagno da parte di un gruppo di squadristi fascisti a Mola Di Bari.

Questo gigante buono conversanese, giovane deputato, aveva intrapreso la sua lotta politica a favore degli ultimi. Era quindi dalla parte giusta, della libertà e della giustizia, si sa, questo dava enormemente fastidio all’ascesa del fascismo in Italia.

La presenza a Conversano del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per commemorare questo anniversario è davvero un atto molto significativo. Sta a voler dire che il ricordo deve essere non solo perpetuato, ma anche rinvigorito. A fornire solide fondamenta per le generazioni future.

Se infatti le persone possono essere uccise, è importante sapere che le loro idee, se giuste, sono imperiture.

In questo senso sono bellissime le parole su riportate che un altro martire della violenza fascista, Giacomo Matteotti, disse in Parlamento, quasi a presagio di quello che gli sarebbe capitato appena tre anni dopo l’uccisione di Di Vagno.

Il martirio di Di Vagno – così come quello di Matteotti – ci insegna anche un’altra cosa importantissima: che dobbiamo lottare allo strenuo per portare avanti le nostre idee, anche rischiando la cosa che ci è più cara: la nostra vita.

In questo senso è significativo questo pensiero del poeta Ezra Pound:

“Se un uomo non è disposto a rischiare per le proprie idee, o le sue idee non valgono niente, o non vale niente lui.”

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