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Lovascio, il polpo (la città) e lo scoglio (il potere)
L'avv. Giuseppe Lovascio

Lovascio, il polpo (la città) e lo scoglio (il potere)

L’avv. Lovascio torna da candidato sindaco. Nessuno lo aveva cacciato in quel settembre 2017 quando decise, di sua spontanea volontà, di dimettersi e consegnare la città al commissario adducendo questa motivazione: voglio fare il deputato. Tutti sanno come andò a finire: il suo mentore, Quagliariello, lo lasciò appiedato. E la città rimase orfana di un’amministrazione per il desiderio di una persona, il sindaco in quel caso, che aveva anteposto le sue aspirazioni al governo della città che era stato chiamato a guidare. Ciao ciao Conversano!
Lovascio lasciò al suo erede più naturale lo scettro della ‘sua’ delusione. Gungolo divenne candidato sindaco e fu clamorosamente sconfitto non arrivando nemmeno al ballottaggio e lasciando interdetto tutto quel mondo che intorno a quel gruppo si era formato e cresciuto negli anni, almeno così si pensava. Le urne dissero il contrario, i cittadini punirono nettamente i nove anni di governo e quell’abbandono ingiustificato da parte di chi in quegli anni aveva diretto la città. Il potere aveva mostrato tutte le rughe degli anni e la sua più spietata manifestazione: l’autoreferenzialità.
Quindi fine di un impero? No, colpi di coda dell’impero che fu. Lovascio torna all’attacco dopo la più grande delle offese perpetrate a danno della comunità. Il 20 maggio scorso nove consiglieri comunali decidono di dimettersi e di far tornare il commissario prefettizio a Conversano. Lo fanno in piena crisi emergenziale da coronavirus tra l’incredulità dei cittadini. Tra i consiglieri comunali firmatari anche Gungolo, Michele Lovascio e Cerri. Tutti in qualche modo (tranne Michele Lovascio) già specialisti in consegne della città nelle mani dei commissari.
Giuseppe Lovascio, che nel frattempo il 4 marzo scorso aveva rilasciato un’intervista per dire che si sarebbe candidato alle elezioni regionali a sostegno del presidente Michele Emiliano, creando sgomento e scompiglio nella destra conversanese e nella sua cerchia più ristretta, annuncia di volersi candidare nuovamente a sindaco della città. Per questo “ordina” a Gungolo (che pubblica un post adducendo motivazioni personali improbabili per giustificare il suo non volersi candidare a sindaco) di farsi da parte, di mettersi ancora al suo servizio e dichiara, con le sue liste, di voler rappresentare “l’alternativa civica alla sinistra”. Quindi candidatura alle regionali saltata in nome di un ruolo, quello di sindaco, abbandonato malamente nel settembre 2017, e nuovamente agognato in questi giorni senza alcuna parola di pentimento di quanto fatto negli ultimi tre anni. La metafora ci porta sempre alla stessa scena che a noi pugliesi rende l’idea: il polpo (la città) sbattuto sullo scoglio (il potere).
Il tutto condito dai capilista e referenti delle civiche al momento a sostegno di Lovascio: Carlo Gungolo, Michele Lovascio, Franco Arienzo, Francesca Lippolis, Vito Cerri, Savio Nebbia, Lorenzo Abbruzzi, Giacinto Carenza, Walter Scazzetta.
Stesso candidato sindaco, stessi consiglieri comunali in pectore tranne uno. Quel Lorenzo Abbruzzi da anni intento ad inseguire una vittoria. La vittoria che pianterebbe le sue radici in un passato povero per il convento.
Come direbbero The Giornalisti: “Felicità Puttana”…ti inseguo da tempo.

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Un commento

  1. Vincenzo Bolognino

    Conversano dice basta a ancora di sindaci avvocati, onquesti 17 anni di sindaci avvocati Conversano e tornato indietro nel tempo, per on parlare dei problema ambientali, discarica e contratti milionari per la raccolta dei rifiuti a Conversano. PERTANTP BASTA AVVOCATI CANDIDATI SINDACI.

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