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Giuseppe Lofano, conversanese a Washington: “Fino a ieri in città con il coprifuoco”
Il dott. Giuseppe Lofano, conversanese di 33 anni, vive a Washington da due anni dove svolge l'attività di ricercatore presso una casa farmaceutica

Giuseppe Lofano, conversanese a Washington: “Fino a ieri in città con il coprifuoco”

Intervista al conversanese trentatreenne, dott. Giuseppe Lofano, ricercatore a Washington presso una casa farmaceutica

Conversano – Giusppe Lofano, conversanese doc e ricercatore a Washington presso una casa farmaceutica, sta vivendo in quella città ore convulse caratterizzate non solo dall’emergenza coronavirus ma anche da una tensione sociale dovuta all’uccisone di George Floyd, ad opera della polizia, immortalata da un video che ha fatto il giro del mondo. Giuseppe Lofano è uno dei tanti ragazzi partiti da Conversano alla volta degli Stati Uniti e approdati in luoghi dove investire in ricerca è la prassi e non l’eccezione. Abbiamo voluto intervistarlo brevemente per capire qual è lo stato d’animo di un residente nella capitale degli Stati Uniti in momenti che saranno consegnati alla storia.
Ci ha inviato alcune foto (in fondo all’articolo) relative ai pannelli multistrato apposti agli ingressi di alcuni negozi a Washington, preda di assalti di coloro che si infiltrano in cortei pacifici e distruggono gli esercizi commerciali.

Vivere l’emergenza nella capitale degli Stati Uniti. Qual è la situazione in questo momento? In quale fase siete?

La situazione a DC e’ un po’ surreale. C’e’ stato il lockdown totale per il Coronavirus fino alla scorsa settimana, pero’ quando alcune attività cominciavano a riaprire (tipo i barbieri, negozi di vestiti e librerie) hanno subito dovuto richiudere perché sono cominciate le proteste dopo la morte di Floyd,  sabato/domenica scorsi. Per arginare gli scontri e i “looters” (i saccheggiatori dei negozi), il sindaco di Washington DC ha annunciato il coprifuoco totale dalle 7 di sera per lunedì e martedì notte. Ieri, mercoledì, ci sono state ancora delle proteste, ma solo pacifiche per fortuna; nonostante ciò, anche ieri c’era coprifuoco in tutta la città. Domani dovrebbe tornare tutto “regolare”. Molte attività non-essenziali sono ancora chiuse, dovrebbero riaprire durante il prossimo weekend.

Secondo le tue esperienze di questi mesi, ritieni che gli Stati Uniti stiano affrontando al meglio l’emergenza coronavirus?

In generale credo di si. Gli Stati uniti hanno risorse immense e le hanno messe tutte in campo per poter contenere/sconfiggere il virus; credo che in generale la situazione e’ gestita bene e le regole imposte sono state abbastanza rispettate. Forse pero’, c’è stato un po di ritardo nel cominciare il lockdown e si poteva “chiudere” prima, come ha affermato Tony Fauci, il capo della task force per l’emergenza Coronavirus. Gli anziani nelle RSA sono stati fortemente colpiti purtroppo.

Trump è nell’occhio del ciclone per i suggerimenti che sta proponendo ai cittadini, come stanno reagendo gli americani?
Diciamo che qualcuno purtroppo ci crede, ma non credo la maggior parte.

 Tu sei in Smart working oppure ti stai recando al lavoro? 

Sono in smart working da un paio di mesi, ma gradualmente stiamo tornando a lavoro.

Come giudichi il grado di responsabilità degli americani nel seguire le prescrizioni in questa fase?
Secondo me in generale sono stati abbastanza responsabili e seguivano le direttive dei governatori. A Washington nessuno usciva di casa e c’erano lunghissime file ai supermercati perché tutti rispettavano la distanza di 6 feet nelle code. E’ aumentato di molto il servizio a domicilio, sia dei ristoranti che dei supermercati, e questo credo sia stato molto utile per minimizzare la circolazione delle persone e contenere la diffusione del virus. 

L’Italia come ben sai è stata la nazione più colpita, almeno fino ad una certa fase. Come è stata giudicata a Washington la nostra modalità di affrontare l’emergenza?
L’approccio dell’Italia e’ stato di grande esempio non solo per gli USA ma anche per molti paesi Europei.

In queste ore negli Stati Uniti, capitale compresa, ci sono disordini relativi all’uccisione di George Floyd, il 46enne nero morto per arresto cardiaco dopo soffocamento da parte della polizia. Si avverte la tensione per le parole di Trump che ha detto di voler schierare l’esercito?

Si, moltissima tensione, anche se oggi la situazione sembrava più tranquilla. Forse perché il poliziotto indagato e’ stato accusato per omicidio di secondo grado, dando forse un parziale senso di giustizia per questa sciagura. Inoltre, alcuni manifestanti più pericolosi sono stati arrestati. Le parole di Trump a molti non sono piaciute, piuttosto ci si aspettava da parte sua dei forti segnali contro il razzismo, che in realtà non sono arrivati.

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